Roma«Europa e Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia. E i Repubblicani sono i nostri interlocutori naturali». Antonio Tajani risponde al telefono da Washington, dove con il segretario generale del Ppe, Antonio Lopez, e altri esponenti della famiglia popolare sta incontrando alcuni alti rappresentanti del Partito repubblicano statunitense.
Onorevole Tajani, cosa fa a Washington? Sta studiando come costruire il Partito Repubblicano in Italia?
«Certamente è un modello che ci interessa approfondire. La strada di un partito leggero a cui si affianchino fondazioni e think-tank capaci di elaborare idee e progetti vincenti e concreti è quella a cui stiamo lavorando».
Quali sono gli elementi dell'azione politica Repubblicana che volete replicare?
«Vogliamo cogliere le esperienze migliori provenienti da questo grande partito. Verso fine anno come Forza Italia organizzeremo una missione ad hoc per approfondire alcuni temi, come i nuovi strumenti per le campagne elettorali, social network in primis, ma anche gli strumenti di finanziamento della politica».
Quali affinità riscontra tra le due esperienze?
«I Repubblicani pur avendo idee e posizioni molto forti e riconoscibili vogliono sfondare al centro per vincere le elezioni. Inoltre stanno investendo molto anche in questa campagna elettorale sulla centralità del cittadino e del contribuente, con slogan molto efficaci contro l'eccessiva pressione fiscale. Guardano all'America che produce, esattamente come noi guardiamo alle partite Iva».
Con chi vi siete confrontati?
«Con i rappresentanti dei gruppi parlamentari, con quelli delle principali fondazioni come l'International Republican Institute e l'Hudson Institute, con il presidente della Commissione sull'Intelligence, Devin Nunes, e il senior advisor di Bush negli 2007-2009, Barry Jackson».
L'amicizia tra Silvio Berlusconi e George W. Bush è nota. Ora un altro Bush si candida alla Casa Bianca.
«I Repubblicani vorrebbe arrivare all'unità interna in tempi rapidi per non concedere vantaggi a Hillary Clinton. Berlusconi è molto popolare, suscita rispetto, interesse e curiosità in tutti gli interlocutori. E il vertice di Pratica di Mare viene ricordato come un passaggio fondamentale e un modello nei rapporti trans-atlantici».
C'è preoccupazione tra i Repubblicani per la situazione greca?
«Sì, c'è interesse per la tenuta della zona euro, così come è forte l'attenzione per le fibrillazioni della Gran Bretagna, con il possibile referendum per l'uscita dall'Ue, il cosiddetto “Brexit”
- e la questione ucraina. Chiedono, inoltre, di mantenere saldi i rapporti con la Turchia affinché non sia spinta fuori dalla Nato. L'interesse è che l'Europa sia protagonista e resti il loro interlocutore preferenziale».
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