Tra gli operatori turistici la disperazione si taglia con il coltello. E per Silvio Berlusconi questo settore, insieme all'edilizia, è il primo a dover ripartire, con un vero piano Marshall. In Italia dà lavoro a 3 milioni e mezzo di persone, 5 milioni con l'indotto che fa arrivare il fatturato a 500 miliardi, il 25% del Pil nazionale. Il lockdown l'ha ridotto in ginocchio, con annullamenti anche del 90% e perdite incalcolabili.
Più di tutto albergatori, ristoratori, tour operator e balneari temono l'incertezza e alla vigilia dell'annunciata fase 2 accusano il governo di non dare risposte. Come ha fatto pochi giorni fa alla Camera il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, incalzato dalle domande su un decreto ad hoc di deputati di Fi e Fdi, respingendo la richiesta di proclamare lo stato di crisi per il settore, come vorrebbe in particolare Federalberghi.
Con i capi dei dipartimenti azzurri Berlusconi ha parlato di incentivi e detrazioni per le vacanze e in Europa di un Recovery plan straordinario, per tutelare le imprese con finanziamenti a fondo perduto. «Un piano Marshall con incentivi e detraibilità fiscale delle spese turistiche in patria», ha spiegato anche a Porta a porta. Per il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, servono poi la reintroduzione dei voucher e una strategia per prestiti alle imprese con tempi lunghi di restituzione. «Non sono d'accordo - aggiunge- con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che dice di non prenotare le vacanze. Rispettando le regole, si può fare».
Massimo Mallegni, responsabile Turismo di Fi, ha il polso della situazione e spiega: «Oggi gli operatori turistici hanno anche delicatissime responsabilità civili e penali per i dipendenti che potrebbero ammalarsi e non possono più aspettare: servono almeno 2 miliardi e mezzo di euro a fondo perduto. E siamo preoccupati per tasse e bollette di giugno: per il 2020 non si dovrebbero pagare quelle dell'anno scorso, poi si potranno raffrontare perdite e guadagni dei due esercizi».
Non c'è più tempo, dicono gli operatori del settore. Come Guido Polito, amministratore delegato del gruppo Baglioni Hotels, l'unico italiano a 5 stelle, il cui rappresentante siede al tavolo tecnico di Federalberghi che la prossima settimana farà le sue proposte al governo. «Vorremmo tornare ad accogliere i clienti con la nostra tradizionale ospitalità, non farli sentire al check in di un ospedale. Ma le proposte arrivate da governo e alcune Regioni parlavano di camici e guanti ai dipendenti, di misurazione della febbre, di lastre di plexiglass tra i tavoli, di famiglie che in ascensore uno alla volta, di buffet aboliti per la colazione, di sanificazione delle stanze lasciate dai clienti per 72 ore...
Chiediamo un bilanciamento tra norme di igiene e sicurezza e un'operatività che sia gestibile per noi. Certo, sono sorpreso che non ci sia un protocollo europeo e ogni nazione faccia da sé, così non si garantiscono le stesse regole e non si genera fiducia».
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