T utti e tre ufficialmente inquisiti. Gianluca Savoini e il suo consulente legale Gianluca Meranda erano già iscritti da giorni nel registro degli indagati della Procura di Milano, il terzo della combriccola dell'hotel Metropol vi approda ieri in diretta, dopo essersi autodenunciato come commensale della riunione del 18 ottobre: Francesco Vannucci, ex funzionario del Monte dei Paschi di Siena, ora consulente di non si sa bene cosa. Un genovese trapiantato a Milano, un calabrese di stanza a Roma, un livornese di Suvereto. Tre signori dai passati assai diversi che per strade diverse convergono nella hall del famoso albergo sulla Teatralny Proezd per trafficare con dei russi tuttora senza volto parlando di soldi alla Lega, di rubli, di petrolio. E finiscono indagati per corruzione internazionale.
Ieri la Procura di Milano manda la Guardia di finanza a perquisire le case di Meranda, a Roma, e di Vannucci. Nei giorni scorsi (anche se la notizia non era trapelata) la stessa sorte era toccata anche a Savoini: subito dopo l'interrogatorio di lunedì scorso, in cui si era avvalso della facoltà di non rispondere, il consulente-ombra del ministro Matteo Salvini si era vista la casa frugata da cima a fondo dalle «fiamme gialle». I tre sapevano da tempo di essere a rischio, improbabile che abbiano conservato documenti compromettenti. Ma il materiale sequestrato nelle case e negli studi del terzetto viene comunque ora analizzato in profondità dagli inquirenti per capire non tanto l'affare del Metropol quanto i contesti in cui ognuno dei tre si muoveva. Il loro spessore. Le loro relazioni. Perché anche questo aiuterà a capire se nell'hotel moscovita fosse in corso una mezza truffa o un intrigo politico-finanziario.
I profili dei tre per ora faticano a inquadrarsi nel jet set che Maria Veligotskaya, portavoce del Metropol, indica come la clientela abituale dell'albergo. Anzi, a ben guardare, i tre sono accomunati da una certa aura di fallimento delle loro vite precedenti. Savoini ha provato invano a fare il giornalista, poi ha cercato altrettanto invano a entrare nella politica che conta. Meranda dichiara di fare parte di un grande studio a Londra e di essere andato all'incontro di Mosca per conto di una importante compagnia, ma studio e compagnia hanno detto che era in Russia per i fatti suoi; la loggia massonica di cui si vantava di fare parte ha reso noto di averlo espulso; e, colmo dei colmi, il numero di telefono con cui compare sull'albo degli avvocati di Roma risulta disattivato. Per non parlare di Vannucci, uno che ha tentato le strade della politica prima nella Margherita e poi nel Pd senza approdare da nessuna parte.
E invece il 18 ottobre scorso approdano al Metropol: Savoini forte delle entrature che le ripetute apparizioni accanto a Salvini gli hanno garantito; Meranda come consulente di Savoini; Vannucci come consulente di Meranda. Tra tutti e tre non ce n'è uno che parli un inglese decente, come si sente nella registrazione: che per aspiranti businessmen internazionali non è un dettaglio da poco. Eppure i tre russi li stanno a sentire. Anche se, come si è scoperto poi, almeno uno dei russi registra la conversazione a futura memoria. È il file audio che poi dai russi arriva al sito americano Buzzfeed e, per canali ancora non resi noti, alla Procura di Milano.
Erano i russi a tendere una trappola ai tre italiani, per usarne poi
i risultati in un gioco di ricatti politici verso la Lega? O davvero dal Metropol stava per partire una vagonata di rubli verso via Bellerio? Giorno dopo giorno, anche su questo la Procura di Milano si chiarisce le idee.
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