Lega e M5s si fanno la guerra anche sulla nuova pace fiscale

Subito scontro sulla proposta del sottosegretario Bitonci Di Maio: «Il Movimento non voterà mai un condono»

Lega e M5s si fanno la guerra anche sulla nuova pace fiscale

Gli alleati di governo ora sono disposti a farsi la guerra pure usando come pretesto la pace (fiscale). Continua, infatti, a perdere terreno l'idea di un condono da introdurre con decreto fiscale da collegare alla legge di Bilancio. Su questo terreno i leghisti sembrano isolati. I loro alleati grillini solo a sentir la parola «condono» mettono mano alle armi (politiche) della rappresaglia. «Semmai lavoriamo per ridurre il cuneo fiscale» dicono i pentastellati rispondendo alle proposte rilanciate dal sottosegretario all'Economia Massimo Bitonci. Questi ha allarmato gli alleati (e anche tanta parte dell'opposizione) annunciando che è in cantiere una nuova «pace fiscale», visti i risultati ottenuti dalla prima. «Hanno aderito un milione e settecentomila contribuenti - spiega Bitonci -. Cartelle per valore totale di 38 miliardi di cartelle. Un successo oggettivo». Anche il viceministro Massimo Garavaglia ci crede profondamente. E agli alleati di governo dice: «Abbiamo già recuperato 21 miliardi di euro. Mica noccioline». I pentastellati, però, non ne vogliono sentir parlare. «Sempre di condono si tratta». «Non è giusto - mugugnano - che a pagare le tasse di chi ha evaso siano le famiglie e la classe media». Anche Di Maio mette il cappello sulla polemica e ribadisce: «Il Movimento di condoni non ne fa e non ne farà mai e troviamo assurdo che, quando si parla di tasse, il primo pensiero di qualcuno sia fare dei regali ai grandi evasori. Per noi i grandi evasori vanno in carcere!».

Se da una parte tolgono dall'altra i grillini danno. Niente condono? No alla flat tax? Allora torniamo a parlare di cuneo fiscale da abbassare, torniamo a parlare - dicono i pentastellati - di Iva da congelare. «Su questo sono più che certo - ribadisce Luigi Di Maio -: l'Iva non aumenterà». Il capo politico del Movimento ha anche respinto le nuove voci sulla flat tax (altro cavallo di battaglia di Matteo Salvini). «Vedremo - taglia corto il vicepremier grillino -. Aspettiamo di vedere le coperture. E comunque non prendiamo in giro gli italiani. I grillini vorrebbero spingere invece l'idea portata avanti dal ministro Tria e dallo stesso presidente Conte di una riforma fiscale «morbida» da far partire dalla revisione delle aliquote Irpef. E solo sul carcere per i grandi evasori sembrano alzare la voce e passare dai toni moderati a quelli da ultras del giustizialismo.

Insomma la promessa rimasta nero su bianco sui manifesti elettorali leghisti (flat tax al 15 e al 20 per cento) rischia di trasformarsi in una promessa mancata e dunque in un autogol politico per il Carroccio. E mentre Bruxelles vede l'Italia ferma a un modestissimo +0,1% di crescita del Pil, la strategia economia e fiscale di Palazzo Chigi risulta ancora avvolta nella nebbia più densa.

«L'aliquota del 15% per nuclei familiari con figli fino a 55-60mila euro di reddito, come sembra voglia fare la Lega, non funziona - commenta Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia -. Viene raccontata come un provvedimento per le famiglie numerose, ma in realtà è un mix di tre diverse misure che si trasforma in un paciugo fiscale». «Bisogna bloccare l'aumento dell'Iva, combattere l'evasione e tagliare le tasse ai lavoratori - suggerisce il segretario del Pd, Nicola Zingaretti -. Lega e Movimento 5 Stelle fanno invece tante chiacchiere senza alcun risultato». Più preoccupato sembra Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia.

«Gli alleati di governo litigano su tutto: su Autonomie, famiglia e fisco. Sembra - dice - non abbiano nemmeno un progetto in comune. E intanto nessuno di loro ci dice come faranno per evitare l'aumento dell'Iva al 25,5%».

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