Star come Adriano Celentano che invitano a lanciare «l'urlo: liberate Zaki» per risvegliare il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dal torpore sul caso dello studente egiziano. La sinistra che pretende la cittadinanza italiana, votata dal Parlamento, per il giovane che studiava a Bologna, in carcere al Cairo dal 7 febbraio 2020. E nella ultime ore pure Romano Prodi, uomo di mondo, ex presidente del Consiglio e della Commissione europea che fa sentire la sua voce in favore di Zaki, come se dovessimo adottare tutti gli stranieri che hanno studiato in Italia e sono finiti nei guai nei loro paesi non proprio esempi di democrazia e rispetto dei diritti umani.
Peccato che 48 ore fa, il 2 giugno, quando a Zaki venivano inflitti altri 45 giorni di gattabuia la tanto decantata Europa lisciava il pelo ad Abdel Fattah al Sisi bollato da noi come un dittatore. Il servizio stampa di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha reso noto i contenuti salienti di un'amichevole telefonata con l'ex generale. «Entrambi i presidenti hanno convenuto di rafforzare la cooperazione e il dialogo su un'ampia gamma di questioni e risolvere quelle in sospeso - si legge nella nota - Il presidente Michel ha sottolineato che l'Ue continuerà a essere un partner chiave per l'Egitto, in particolare per quanto riguarda gli investimenti». Non stiamo parlando di un oscuro ufficetto di burocrati a Bruxelles, ma dell'ex premier belga che presiede il Consiglio, istituzione composta dai capi di Stato e di governo dell'Unione, che definisce «le priorità e gli indirizzi politici» europei. Per di più quando in Italia ci strappavamo i capelli in vista delle trenta candeline che Zaki spegnerà in carcere se va avanti così, Michel, a nome dell'Europa, ringraziava «l'Egitto per i suoi sforzi per aiutare a ridurre l'escalation e raggiungere un cessate il fuoco» nel conflitto fra Gaza e Israele.
La telefonata conferma che sull'ex regno di Gheddafi «entrambi i presidenti hanno concordato sull'interesse condiviso per l'Egitto e l'Ue in una Libia stabile e unita». Collaborazione a 360 gradi con buona pace di Amnesty international che ha adottato Zaki facendo intervenire l'Italia e chiedendo di mettere al bando Al Sisi. Michel cita nella telefonata pure la grande diga sul Nilo, che provoca attriti nel Corno d'Africa, ma neppure una parola è dedicata a Zaki o più vagamente al rispetto dei diritti umani o contro l'abuso della carcerazione preventiva al Cairo. Forse ha ragione lui e la cinica real politik europea. Fino ad ora la mobilitazione italiana a favore di un cittadino egiziano ha ottenuto esattamente il contrario: 500 giorni di galera per il povero studente.
Il presidente del Consiglio europeo potrebbe avere affrontato lo spinoso caso in camera caritatis per non urtare troppo Al Sisi cercando di ottenere un minimo risultato. O forse non ne ha proprio parlato lasciando volentieri la patata bollente in mani italiane.
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