L'eurobulletto sfacciato distrutto alle ultime elezioni che alza il gomito e le mani

Il laburista olandese accusa spesso gli altri di essere ubriaconi. Ma da studente non disdegnava la pinta

L'eurobulletto sfacciato distrutto alle ultime elezioni che alza il gomito e le mani

A Wageningen, la sua cittadina del Genderland, regione famosa per il formaggio con i buchi, dicono che Jeroen Dijsselbloem questa storia dell'alcol e delle donne l'ha già tirata fuori altre volte: l'ha fatto nel 2005 per appoggiare Geert van Rumund, il suo uomo del partito laburista candidato sindaco, alludendo ai vizietti dell'avversario. Nei momenti di difficoltà, raccontano al giornale locale, spariglia usando un linguaggio grezzo, triviale, da pub insomma. Era da due anni a capo dell'Eurogruppo e quando il suo predecessore Jean-Claude Junker che non aveva mai fatto mistero nei circoli finanziari del disprezzo nutrito nei confronti dello spavaldo olandese annunciò la candidatura alla presidenza della Commissione, Dijsselbloem dichiarò che sarebbe stata una scelta pericolosa, perché si trattava d'un «inveterato bevitore».

Siamo dunque di fronte a un progressista bacchettone? Pare di no. Al club universitario Ceres di Wageningen, quello cui aderiva lo studente in scienze agrarie Dijsselbloem, circolerebbero ancora foto goliardiche del futuro ministro delle Finanze in pessime condizioni con la pinta però salda in pugno. Lo descrivono anche come uno che sin da giovane alzava facilmente le mani, e infatti, pur se non ci sono mai state conferme, si è a lungo vociferato che nella trattativa sul pacchetto di bail-out per la Grecia una notte prese per il collo il palestrato ministro Yanis Varoufakis. Ma se ha nuovamente sfoderato la becera retorica delle grandi occasioni è perché si trova all'angolo: è reduce dalla disfatta elettorale del 15 marzo, non sarà più ministro del nuovo governo di Mark Rutte e quindi, per poter concludere il mandato all'Eurogruppo che scade nel 2018, deve avere l'appoggio di Angela Merkel, la quale però già nel 2013 puntava sul ministro delle Finanze spagnolo, il conservatore Louis De Guindos, che ora appare il candidato più accreditato alla successione; infatti ieri si è guardato bene (così come tutto il governo di Madrid) dallo sparare contro l'olandese volante. E come compiacere meglio i tedeschi se non rispolverando i cari cliché sull'Europa meridionale scroccona, sbandata e debosciata? Secondo Mujataba Rahman, direttore per l'Europa del centro studi Eurasia Group, Dijsselbloem «resta l'agente della Germania nell'Eurogruppo». «Sappiamo come la Cancelliera sa cambiare cavallo», dice il corrispondente del Financial Times da Bruxelles, Peter Spiegel. E poi Dijsselbloem è una creatura di Berlino, un'invenzione precisamente di Wolfang Schäuble e l'artefice della santa alleanza della frugalità fiscale tedesco-olandese. Spiegel ricorda come il laburista arancione si sia comprato il rispetto eterno di Berlino sin dal suo esordio con la crisi cipriota, quando in cambio dell'aiuto europeo alle banche locali impose ai correntisti il prelievo forzoso dei depositi.

Da allora il bail-in di azionisti e obbligazionisti è entrato nella legislazione comunitaria. «Ora dovranno rendersi conto che ci si può anche fare del male», disse nel 2013. Invece «loro» hanno continuato a fornicare sbevazzare alla sua salute.

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