L'Europa già volta le spalle a Conte sui migranti

Accordo sui meccanismi degli sbarchi ancora ben lontano, il mini vertice di Malta verso una linea diversa a quella voluta dall'Italia: dopo l'iniziale ottimismo, sul fronte dei migranti adesso Conte è costretto a fare i conti con la realtà

L'Europa già volta le spalle a Conte sui migranti

Già finito l’entusiasmo e l’ottimismo iniziale dei primi giorni del Conte bis? Sembrerebbe, sul fronte immigrazione, proprio di sì: dopo gli annunci di accordi su possibili piani innovativi per la gestione comunitaria del fenomeno migratorio, adesso trapelano non pochi stop.

Tutto parte dalla vicenda della Ocean Viking, la nave dell’Ong Sos Mediterranée che ottiene il via libera dal governo Conte II per l’ingresso in acque italiane con a bordo 82 migranti recuperati nel Mediterraneo. Si tratta del primo caso che il nuovo esecutivo giallorosso deve trattare in materia di immigrazione. Le spinte del Partito Democratico, nuovi alleati dei grillini dopo la fine dell’esecutivo M5S – Lega, vanno nella direzione di una certa discontinuità rispetto alla linea dell’ex ministro Matteo Salvini.

Giuseppe Conte però sa bene che rovesciare completamente l’approccio sul fronte migratorio, rischia di essere un boomerang per un governo che parte già con un consenso inferiore al 50%. Ecco quindi che da Palazzo Chigi si confida nella ritrovata luna di miele con l’Europa per trovare una sponda su una strategia che accomunasse tutti: da un lato cioè la voglia del Pd di vedere i porti riaperti alle Ong, dall’altro le spinte politiche volte a non ribaltare del tutto la precedente linea. La parola d’ordine diventa quindi una: ricollocamento.

Nel caso della Ocean Viking ad esempio, da Bruxelles arrivano notizia di accordi per la ripartizione degli 82 migranti tra i vari paesi europei. Questo dà modo a Conte di autorizzare l’approdo della nave dell’Ong francese, ribadendo però il principio della condivisione del problema in senso comunitario. Il presidente del consiglio si spinge poi oltre e mostra ottimismo sul nuovo ruolo che l’Europa può avere in merito il dossier immigrazione.

Gli annunci, come quello relativo al rinnovo della missione Sophia, indicano che a Roma ed a Bruxelles si lavora per arrivare ad un piano per la ricollocazione dei migranti anche in previsione futura. Un eccesso di ottimismo o, più probabilmente, un gioco tra le parti per rendere meno dolorosa a livello politico la scelta di far passare le navi Ong.

Ed adesso puntualmente arrivano i primi scricchiolii nella nuova impalcatura giallorossa. In vista del mini vertice sull’immigrazione previsto a Malta il prossimo 23 settembre, che vedrà la presenza dei ministri dell’interno di alcuni paesi europei su spinta dell’azione diplomatica tedesca, trapelano disaccordi e posizioni diverse.

In particolare, come emerge dall'agenzia Agi, la proposta dell’Italia che riguarda la rotazione dei porti di sbarco ed una redistribuzione immediata dei migranti, non sembra avere successo. In previsione della revisione del trattato di Dublino, che assegna ai paesi di primo approdo l’onere di gestire le domande d’asilo e la prima accoglienza, Roma propone un’assegnazione a rotazione dei porti di sbarco in modo da facilitare anche la ricollocazione tra i paesi europei.

Ma contro questa proposta si levano diverse voci contrarie, a partire da quella stessa Francia che invece nei giorni scorsi saluta positivamente l’insediamento del governo giallorosso ed il cui ministro degli esteri invia subito una missiva alla nuova controparte italiana Luigi Di Maio. Secondo Parigi, il principio del porto sicuro più vicino non deve essere messo in discussione. Tradotto, l’Italia, la Grecia e la Spagna devono continuare ad essere investite della responsabilità loro gravante dall’essere paesi di primo approdo.

Allo stesso tempo, la Francia preme affinché, prima di un eventuale trasferimento, i paesi in cui arrivano i migranti effettuino un “primo studio” di ogni singola situazione. A difesa della posizione francese, ci sarebbero anche altri paesi europei.

Per l’Italia, al momento, solo porte chiuse. Così come del resto appare prevedibile alla viglia: da anni i nostri governi, a prescindere dal colore, provano a far passare il principio del superamento del trattato di Dublino e della redistribuzione immediata dei migranti.

Nessuno fino a qui ci riesce, nemmeno i governi a guida Pd. Secondo quali basi Conte, in tal senso, si mostra ottimista nei giorni scorsi è difficile scoprirlo. Ma, dopo il gioco delle parti iniziale, adesso per il premier è il momento di tornare alla cruda realtà.

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