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Lombardia capofila per salvare l'auto

Leader dell'Alleanza europea di 34 regioni per tutelare la libertà tecnologica del settore

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Non esistono solo le auto elettriche che rimangono comunque un'alternativa. E non servono imposizioni. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione bisogna prendere in considerazione tutte le possibilità, nel rispetto della neutralità tecnologica. Si allarga il fronte aperto due anni fa dalla Lombardia che nel 2025 sarà a capo di tutte le 34 Regioni europee dell'Alleanza dell'automotive che pressano l'Ue affinché lo sviluppo delle auto ecologiche sia gestito autonomamente. Da ieri a Pamplona la conferenza annuale riunita per sottoscrivere un documento in cui si invita a tener conto di tutte le soluzioni, dall'idrogeno ai combustibili alternativi. Tradotto: l'Ue si concentri nel definire gli obiettivi ambientali contro l'inquinamento, senza decidere cosa dobbiamo guidare e chi può permettersi o meno un'automobile. Una battaglia di equità che la Lombardia sta giocando anche per tutelare una filiera di 15mila lavoratori in Regione, 70mila in tutto il Paese. «Tutti quelli che sono qui credono alla decarbonizzazione della mobilità e su questo non ci possono essere strumentalizzazioni o interpretazioni diverse» spiega Guidesi che dal 2025 sarà il presidente dell'Alleanza.

Un riconoscimento naturale dopo il lavoro messo in campo negli ultimi due anni. A partire dalla sottoscrizione di un Manifesto, presentato lo scorso anno a Lipsia e sposato da altre nove Regioni italiane, compresa le «rosse» Emilia-Romagna e Toscana, che ha coinvolto Università, centri di ricerca e imprese con l'obiettivo di creare le condizioni per una transizione equa e razionale e da uno studio, prodotto dal cluster lombardo e sottoposto anche al governo, sull'affidabilità dei carburanti rinnovabili. Fino a due anni fa il tema dell'automotive sembrava morto e sepolto sotto la scure integralista della commissione europea.

Oggi, invece, la Lombardia è riuscita a riaprire la partita, con il via libera agli e-fuel come alternativa all'elettrico arrivato anche grazie agli sforzi della Regione e a coinvolgere i territori più produttivi d'Europa su un tema che sarà centrale anche in vista delle elezioni del prossimo anno. Una proposta di buonsenso, con una certezza: se verrà rispettata la neutralità tecnologica, gli obiettivi imposti potranno essere raggiunti anche prima del 2026.

A Pamplona Guidesi ha ricordato le lezioni imparate negli ultimi anni. Intanto, non tutti possono permettersi un'auto elettrica. E comunque, non basta valutare il loro impatto senza tenere conto della sostenibilità della produzione dei componenti, in primis le batterie. «Inoltre non tutte le aziende riescono a fare la transizione, specie quelle medio piccole di territori come il nostro, dove c'è tutta la filiera della componentistica - assicura Guidesi - ma mancano i costruttori». E questo ovviamente comporta dei rischi dal punto di vista occupazionale: «Noi dobbiamo mantenere la leadership di competitività guadagnata in cento anni di ricerca e di innovazione nelle scelte imprenditoriali» aggiunge sottolineando che in Lombardia l'anno scorso è stato quello con il più alto Pil degli ultimi 15 anni e in cui si è registrato il record massimo di nuovi occupati a tempo indeterminato, il 34% dei quali nei green job.

Se nel 2026, quando verranno valutati i dati delle emissioni, verrà confermata l'affidabilità dei carburanti alternativi, allora vorrà dire che la Lombardia avrà vinto la sua sfida nel segno della concretezza e contro il fondamentalismo e l'integralismo di Bruxelles.

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