L'ultimo giorno di Theresa May. Ma resta ancora a Downing Street

L'ultimo giorno di Theresa May. Ma resta ancora a Downing Street

Come annunciato tra le lacrime due settimane fa, Theresa May oggi si dimetterà da leader del Partito conservatore. Non è servito, per farle cambiare idea, nemmeno l'invito rivoltole da Donald Trump a «rimanere in giro» «stick around», per scrivere insieme il «fenomenale» accordo commerciale Usa-Uk, promesso a Londra una volta completata l'uscita dalla Ue.

La risposta della premier è stata un garbato «no grazie». E del resto, la permanenza alla guida dei Conservatori - e del governo - non dipende dalla sua volontà, ma dal terremoto scatenatosi all'interno dei Tories a causa della finora mancata realizzazione della Brexit. Un partito, quello conservatore, che all'epoca non esitò a far fuori un monumento vivente come Margaret Thatcher, non appena l'impopolarità della Lady di Ferro nel Paese era giunta a livelli tali da compromettere la stessa permanenza dei Tories al governo. È la regola spietata della politica, ancora di più in un Paese con un sistema elettorale maggioritario, nel quale ogni deputato deve conquistare nel proprio collegio i voti necessari per andare a Westminster. Quindi sarà l'ultimo giorno di Theresa May come leader di partito, ma non come premier, come annunciato da Downing Street. Per avere il nome e il volto del nuovo primo ministro, c'è tempo.

Bisogna attendere che si completi il processo di selezione del nuovo leader. La premier, ha detto un portavoce, non lascerà il suo incarico di capo del governo fino a quando non sarà sicura che il suo successore abbia la fiducia della Camera dei Comuni.

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