Magistrati, avvocati, notai, politici, giornalisti. È guerra tra professioni per l'immunizzazione

Tutte le categorie si considerano "essenziali". Ma a volte c'è odore di casta

Magistrati, avvocati, notai, politici, giornalisti. È guerra tra professioni per l'immunizzazione

C'è chi esibisce l'avvenuta vaccinazione tramite selfie sui social come se fosse una laurea, e finisce spernacchiato come chi si vanta di un privilegio usurpato. C'è chi si lamenta della mamma ottantottenne non ancora immunizzata mentre un professore universitario cinquantenne che magari da mesi tiene lezione davanti a uno schermo ha già i suoi begli anticorpi in circolo nel sangue.

La vaccinazione Covid sta diventando una guerra tra categorie: anagrafiche, cliniche e professionali. Tutti sgomitano per farsi il punturone che presto potrebbe diventare un lasciapassare per una vita più normale. E se nessuno contesta il diritto delle persone più fragili per età o per morbilità a mettersi in salvo per primi, diverso il discorso quando si parla di lavoro. Chi sì o chi no? Chi prima e chi dopo?

In molti rivendicano lo ius primae noctis del siero, motivando la richiesta con una vita molto più avventurosa nei racconti che nella realtà. A dar retta, tutti sono in prima linea e corrono rischi smisurati. I magistrati chiedono di scavalcare la fila non per le caratteristiche della loro attività, quanto per il fatto che essa costituisce un servizio essenziale per il funzionamento del Paese. Lo stesso vale per gli avvocati, che peraltro, rispetto alle toghe, sono assai di più. In questo caso l'arringa è in difesa della propria salute. Ecco che s'avanzano i notai, che sostengono di correre molte insidie per il fatto di incontrare tanti clienti e di recarsi spesso nelle Rsa per occuparsi delle questioni testamentarie dei loro ospiti. E i giornalisti? Improvvisamente sono tutti reporter d'assalto e invocano l'immunizzazione per direttissima, anche se (colleghi, non odiatemi) molti di noi ormai lavorano da casa e corrono gli stessi pericoli di contagiarsi di una colf. Particolarmente odiosa la richiesta di vaccinare in fretta parlamentari e dipendenti dell'assemblea regionale siciliana, con la ragione che, se si ammalano, chi legifera sull'isola?

Naturalmente tutte queste richieste, avanzate con argomentazioni più o meno acrobatiche, sono in odore di casta. Le categorie di cui sopra sono tutte percepite dai comuni cittadini come centri di potere autoreferenziali, dotate di una capacità di pressione sui decisori politici a cui questi ultimi potrebbero non essere indifferenti. Ma anche categorie professionali con armi più spuntate ma con numeri non trascurabili alzano la manina: baristi e ristoratori sostengono di passare le giornata a contatto con il pubblico, anche se ovviamente il periodo ha diminuito di molto il lavoro. Gli operatori del turismo portano a esempio Kastellorizo, l'isola greca che ha dato loro priorità, e fanno notare come in fondo anche l'Italia sia un Paese a vocazione turistica (usiamo il presente per immarcescibile ottimismo).

Insomma, una guerra per bande.

Che naturalmente non scoppierebbe, o sarebbe condotta con minor virulenza, se ci fossero a disposizione i milioni di dosi promessi e non consegnati dai vari fornitori. La penuria - si sa - fa impennare il valore reale e percepito della merce. E spinge chi può a imboccare le scorciatoie. In attesa che nasca un mercato nero del vaccino.

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