Non solo vogliono scaricarci i migranti dalla Libia, ma adesso il capitano di Sea Watch, la nave dell'Ong tedesca talebana dell'accoglienza, ha denunciato l'Italia alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Palazzo Chigi reagisce con una memoria che chiama, giustamente, in causa i Paesi Bassi. «L'Italia ritiene che la giurisdizione, nel caso appartenga all'Olanda, in quanto Paese di bandiera della nave che ha effettuato il salvataggio in acque internazionali», sottolinea il governo Conte, che depositerà domani la memoria. Non solo: una volta riconosciuta la giurisdizione l'Italia è pronta a aprire un corridoio umanitario per spedire i 47 migranti direttamente ad Amsterdam. In serata poi - ospite da Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete4 - il vicepremier Luigi Di Maio ha rincarato la dose: «Lavoriamo con l'Unione europea per la redistribuzione, ma qualora dovesse servire siamo pronti ad un incidente diplomatico con l'Olanda e glieli riportiamo fino a lì, tanto non ci sono le frontiere nell'Unione europea».
Il problema è che i ministri olandesi fino ad oggi hanno avuto la faccia come il bronzo. Da una parte rispondono «niet» alla richiesta italiana di occuparsi dei 47 migranti a bordo della nave Sea Watch facendo finta di non avere niente a che fare con questa storia. Dall'altra si sono occupati fin dall'inizio della vicenda come impongono le «priorità» del soccorso in mare certificate dall'Organizzazione marittima internazionale creata dall'Onu. Il ministero della Giustizia e della Sicurezza olandese ha ribadito ieri che i Paesi Bassi non accoglieranno alcun migrante al largo di Siracusa fino a quando l' Ue non troverà un accordo a lungo termine sulla spinosa questione. Il nodo del contendere è chiaro secondo gli olandesi: «Coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale devono essere immediatamente espulsi dall'Unione europea. Ii Paesi Bassi non parteciperanno a misure una tantum per lo sbarco». Da che pulpito arriva la predica. Il governo olandese ottenendo un'ampia maggioranza in Parlamento ha sottoscritto in dicembre il piano globale dell'Onu sulle migrazioni. Un cavallo di Troia che punta a cancellare proprio i paletti attuali fra chi fugge dalla guerra e ha diritto all'asilo ed i migranti economici volgarmente detti clandestini. Ad Amsterdam sono state poche le voci che si sono levate contro l'accordo di Marrakesh bollandolo come «un patto suicida» oppure «un aperto invito all'Africa a venire da noi». I fan dei migranti che fanno passerella a bordo di Sea Watch al largo della Sicilia sembrano dunque dimenticare che dovrebbe essere Amsterdam a sbrogliare la matassa. Invece, fin dal recupero dei migranti al largo della Libia, i Paesi Bassi avevano chiesto, per la nave della Ong con la loro bandiera, all'Italia e a Malta un porto sicuro, anche se la Sicilia era la costa più lontana. Al no di Roma hanno ci hanno provato con la Tunisia, Paese più vicino, ma senza ricevere risposta.
Allora i talebani
dell'accoglienza hanno deciso autonomamente di dirigersi verso le nostre coste, ex ventre molle degli sbarchi, per creare un caso politico. E adesso alzano il tiro denunciando l'Italia alla Corte europea dei diritti dell'uomo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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