Al Campidoglio si prepara il rimpasto di giunta, il pegno che Ignazio Marino, il Forrest Gump della capitale d'Italia, deve pagare al Pd per continuare a godere del suo appoggio dopo il pastrocchio delle multe prese-non prese-verbalizzate-non verbalizzate-pagate-non pagate che ha fatto del chirurgo genovese la figura più comica della Città eterna dai tempi del Marchese del Grillo.
Marino è di fatto stato commissariato dal Pd e entro qualche settimana dovrà rivoluzionare la sua squadra, a partire dal ruolo di vicesindaco che attualmente è occupato da Luigi Nieri di Sel, vale a dire il link per garantirsi l'appoggio dei vendoliani, ma che potrebbe anche finire a un democratico di stretta osservanza renziana.
Intanto ad anticipare la rivoluzione romana è arrivata l'uscita di scena del più debole del mazzo, l'assessore alla Qualità della vita, Sport e Benessere Luca Pancalli. Ieri l'ex commissario straordinario della Figc ha salutato la traballante compagnia: qualcuno lo descrive stanco e sfiduciato, qualcun altro lo vorrebbe promosso alla presidenza della candidatura olimpica di Roma 2024 quando e se questa verrà ufficializzata. Ma chi ne sa davvero garantisce che è la prima vittima sacrificale alla logica degli uomini forti pretesa dal Pd. Incarnata da un sempreverde della politica capitolina: Maurizio Pucci, uno che a Roma fa il bello e il cattivo tempo da vent'anni.
Pucci, pisano, 60 anni, ha una sola debolezza: quella un po' provinciale di essersi per tanto tempo sentito orfano del «pezzo di carta». Ciò a cui ha posto rimedio laureandosi tardivamente e senza troppi crucci in Giurisprudenza all'università Guglielmo Marconi (nel curriculum Pucci glissa sul particolare che si tratta di un ateneo telematico) con una tesi sulla protezione civile, materia a lui ben nota.
Dottor Pucci e mister Wolf. Già, perché il nostro è l'incarnazione alla romana di quel personaggio che nel capolavoro di Quentin Tarantino Pulp Fiction era pagato per risolvere problemi. E lui non si tira indietro. Fu Francesco Rutelli il primo sindaco a ricorrere ai suoi servigi affidandogli nel 1997 la non trascurabile mansione di direttore del coordinamento dei cantieri per il Giubileo del 2000. Poi per Rutelli e per Veltroni portò a casa la frenetica conclusione della più importante opera della Roma contemporanea, il Parco della Musica, di cui curò anche lo start-up. Nel frattempo fu anche il regista di quel capolavoro che fu la lista Veltroni, che nel 2001 portò a casa l'11 per cento e nove consiglieri. Dopo andò a dirigere l'Ama, l'azienda municipale per l'ambiente e, dal 2006, la Protezione civile del Lazio.
Insomma, un uomo di potere nel senso più puro e romano del termine. Finora nella giunta Marino è stato più che altro in panchina. Assunto come dirigente dell'ufficio di gabinetto a 157mila euro lordi all'anno si è visto affibbiare la patata bollente della peraltro un po' farlocca pedonalizzazione dei Fori Imperiali, una delle più detestate utopie di Marino, sul cui appalto di 800mila euro attribuito al consorzio Metro C indaga peraltro la procura.
Ma il vero ruolo di Pucci è il jolly specializzato in grandi imprese. Ora lo aspetta la più tremebonda. Altro che Giubileo e pedonalizzazioni: tenere Marino in sella alla Capitale sarebbe davvero trionfo da monumento equestre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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