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Mattarella firma il decreto Asset. Forza Italia pensa ai correttivi. Salvini non cede

Forza Italia predica "prudenza ed equilibrio", dopo il via libera alla tassa sugli extraprofitti delle banche

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Forza Italia predica «prudenza ed equilibrio», dopo il via libera alla tassa sugli extraprofitti delle banche. Gli azzurri consegnano agli alleati di governo della Lega e di Fratelli d'Italia un messaggio: «Le cose vanno fatte bene, senza l'ansia di voler piantare una bandiera ideologica», fanno filtrare i big di Fi.

Niente strappi. Ma la linea tracciata dal capo di Fi Antonio Tajani è chiara: «In Parlamento quando il decreto Asset approderà per la conversione in legge la norma sulla tassazione per gli extraprofitti delle banche dovrà essere calibrata meglio». L'altro vicepremier, Matteo Salvini frena sulla richiesta di Tajani: «Andiamo avanti sul tema della tassa sugli extraprofitti miliardari delle banche, è una questione di equità sociale, giustizia e di buon senso. Non siamo in Urss, sono un liberale, sono per l'economia di mercato ma è chiaro che se fai miliardi di euro di margini di profitti senza dare ai risparmiatori una parte di questi profitti, è giusto che un governo politico intervenga», ha precisato.

Forza Italia non fa barricate e punta a stabilire un asse d'azione per la modifica della norma con il Terzo Polo e l'Abi, l'associazione bancaria italiana, che ieri ha riunito il comitato di presidenza per fare il punto sulle prossime mosse dopo la norma varata dall'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato ed emanato il decreto legge che contiene la norma sugli extraprofitti. Oggi si terrà una seduta lampo alla Camera per l'assegnazione dei due decreti omnibus. Entro la prima settimana di ottobre, il provvedimento dovrà essere convertito in legge. Nel doppio passaggio parlamentare, Fi avrà il compito di plasmare la norma sulla base delle richieste che arrivano dall'Abi. È la partita che proverà a giocare Tajani, sperando nell'appoggio anche del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che 24 ore dopo l'approvazione della norma faceva notare come «ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari la norma prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 % del totale dell'attivo». Un'altra convergenza è in fase di costruzione con il Terzo Polo. Mentre dal fronte meloniano il presidente della commissione Bilancio del Senato Nicola Calandrini mantiene la barra dritta: «Giusta la tassa sugli extraprofitti delle banche voluta dal governo Meloni. Non è una punizione per gli istituti di credito, una delle colonne portanti dell'economia del Paese, ma un modo perché anche questi possano contribuire a combattere l'inflazione e il caro vita. Le risorse ottenute con questa tassazione, infatti, contribuiranno a finanziare provvedimenti a supporto proprio di famiglie e imprese».

Sul lodo Tajani in Fi si registra una sostanziale compattezza. L'ex capogruppo Alessandro Cattaneo dalle pagine del Foglio ha puntualizzato: «Il fatto che ci sia accorti, almeno in Forza Italia ma forse non solo in Forza Italia, che il provvedimento vada corretto, lo considero un segnale di maturità. Un ravvedimento operoso».

Sulla stessa lunghezza il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto: «Come ha sottolineato Antonio Tajani, ci sono tutti i modi e i tempi per intervenire in Parlamento affinché non si incida negativamente sui mercati, sulle banche e sui correntisti e per far sì che questa scelta vada correttamente incontro alle esigenze del Paese».

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