Roma Con la vittoria del No al referendum si può giocare una tris. Un governo Renzi bis. Un utile governo di scopo per il quale il nome sarebbe uno solo, quello del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. E infine un classico intramontabile, il governo istituzionale, che toccherebbe al presidente del Senato, Pietro Grasso. Lo scenario del prossimo autunno è bruscamente cambiato due giorni fa quando il premier Matteo Renzi dal palco della Versiliana ha decretato che «comunque vada il referendum costituzione si andrà a votare nel 2018». Un bel cambiamento rispetto alla posizione sostenuta pubblicamente da Renzi per mesi, ovvero che in caso di vittoria dei No si sarebbe dimesso. Magari nessuno ci aveva comunque creduto però Renzi lo ho aveva detto. Ora invece l'ipotesi delle dimissioni e dunque di un possibile ritorno alle urne nel 2017 è stata definitivamente accantonata a prescindere dal risultato della consultazione.
Con questa dichiarazione Renzi punta a due obiettivi. Il primo è rassicurare la minoranza Pd con la promessa che in caso di una vittoria del Sì, che lo rafforzerebbe, non andrà ad una resa dei conti con i suoi nemici interni attraverso il voto. Il secondo è quello di tagliare le gambe all'opposizione dei Cinque stelle, visto che Beppe Grillo ha già riaperto la campagna elettorale chiedendo la testa di Renzi in caso di vittoria del No. Sulla necessità di allontanare il rischio di un ritorno alle urne prima del 2018 Renzi ha molti alleati. Il primo è proprio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, convinto della necessità di evitare scossoni al governo per mantenere la barra a dritta attraverso le fasi di una crisi che sembra non voler finire mai. Anche a Forza Italia, alla prese con il rilancio del centrodestra e del suo nuovo timoniere, Stefano Parisi, non dispiacerebbe, tutto sommato, l'idea di avere un altro anno per definire la propria strategia.
Dunque se vincesse il No le ipotesi praticabili per il Quirinale sono quelle di un Renzi bis: sia con un solo semplice passaggio alla Camere per riottenere la fiducia sia con le eventuali dimissioni formali, reincarico, fiducia e ritorno a Palazzo Chigi. Più improbabile ma non da escludere un governo con un nuovo presidente del Consiglio che dovrebbe comunque avere il pieno sostegno di Renzi. Potrebbe prevalere l'esigenza di un governo di scopo per portare a casa in tutta tranquillità la legge di Stabilità. Un passaggio delicato nel confronto con le richieste dell'Europa e l' esigenza di uscire dal pantano della crisi che sarebbe affidato direttamente al responsabile delle Finanze, Padoan.
Un'altra via d'uscita è rappresentata dalla scelta del governo istituzionale per traghettare il paese fino all'appuntamento con le elezioni nel 2018. Qui entrerebbe in gioco Grasso. In alternativa il presidente della Camera, Laura Boldrini, che però sarebbe considerata troppo divisiva.
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