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Medico anonimo infanga la Regione. E il servizio del Tg1 diventa un caso

L'intervista a un primario (con voce irriconoscibile) fa discutere L'assessore Caparini: "Tv vergogna, insultato chi salva vite"

Medico anonimo infanga la Regione. E il servizio del Tg1 diventa un caso

Milano. Si scalda anche il fronte dell'informazione. E scoppia la guerra sul trattamento che la Rai sta riservando al Coronavirus in Lombardia. Il «casus belli» è un servizio del Tg1 andato in onda giovedì sera, dedicato alla vicenda dell'ospedale di Alzano Lombardo, dove il 23 febbraio sono stati scoperti i primi casi Covid nella Bergamasca.

Nel servizio giornalistico parla, con voce resa irriconoscibile, un primario dell'ospedale locale, che riferisce di aver chiesto la chiusura del presidio sanitario e aggiunge alcuni particolari su quelle ore drammatiche, citando una telefonata che sarebbe giunta dalla direzione welfare della Regione con l'indicazione di tenere aperto l'ospedale.

Visto il tg è partita, durissima, la risposta dell'assessore regionale Davide Caparini, che ha parlato di «tv della vergogna». «Medici, scienziati e dirigenti che da settimane lottano per strappare pazienti da una morte tremenda - ha detto Caparini - trattati come delinquenti da quello che fu un telegiornale autorevole». «Questa - ha aggiunto l'assessore ed ex deputato del Carroccio - è la dimostrazione di quanto sono caduti in basso nel disperato tentativo di assolvere gli unici colpevoli dei ritardi nell'adottare quelle misure di contenimento che proprio la sanità lombarda invocava da giorni». Il responsabile Editoria della Lega, Alessandro Morelli arrivato addirittura a prospettare un esposto. «Questa vicenda incresciosa - ha detto il deputato milanese - dovrebbe mettere in grande imbarazzo tutta la Rai». Morelli ha parlato di «sciacallaggio indegno», chiedendo l'intervento dell'amministratore delegato Rai Fabrizio Salini: «Si faccia chiarezza il prima possibile - ha avvertito - o procederemo con un esposto contro chi così faziosamente scarica responsabilità su un fatto gravissimo, sfruttando la televisione pubblica».

Molte le risposte. «Abbiamo solo fatto il nostro lavoro» ha replicato il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni. Sul caso sono intervenuti anche i sindacati: Fnsi, Usigrai e Cdr della testata ammiraglia Rai si sono schierati con la giornalista autrice del servizio, che è stata destinataria di molti attestati di solidarietà e difesa anche da Pd, 5 Stelle e Leu. «Gli insulti alla collega e a tutta la redazione del Tg1» - si legge nella nota di Fnsi, Usigrai e Cdr tg1- «sono inaccettabili». «Cercare la verità e raccontarla è il dovere dell'informazione e del servizio pubblico. E ricordiamo che la tutela delle fonti è uno dei principi cardine del giornalismo. La Rai deve agire a tutela del Tg1 e della collega, che sta lavorando con impegno e serietà».

Ma «Pluralismo e libertà», che siede nell'esecutivo Usigrai, pur dicendosi al fianco della giornalista aggiunge che «forse in Rai esistono dei telegiornali (e dei colleghi) di serie A e di serie B» e si chiede come mai la maggioranza Usigrai non abbia difeso «in egual misura anche i giornalisti del Tg2» in altri casi.

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