Perché a un tratto mi sei tornato in mente dopo un abisso di tempo e da un profondo oblio dove ti avevo relegato? Perché all'improvviso sei comparso ed hai occupato il mio animo riportandomi ad un lontanissimo passato? Ti amavo con tutta me stessa, eri il raggio di sole che dava un senso alle mie giornate e rendeva più semplice e meno faticoso affrontare difficoltà che si erano abbattute sulla mia vita. Attendevo con ansia il momento in cui ti incontravo e speravo intensamente in un futuro insieme a te. Così non è stato e vorrei dire che ti ho odiato, ma mentirei. Forse anche inconsciamente ti ho cercato in altri incontri, ogni piccolezza era, però, una scusa per allontanarmi e mai più ho provato quella esaltazione, quel sentimento, quell'annegamento di me stessa che mi portava ad annullarmi in te. Non so più niente di te, né ho voluto mai sapere, non so dove vivi e se vivi. Pensavo di averti dimenticato ed ora tu rinasci nel mio ricordo. Non ti scaccio, ti accolgo e con intensità e tutta me stessa animo e corpo vivo ancora i giorni, i momenti in cui ti incontravo. Benvenuto amore! Rimani con me. Ti vedo, ti sento e l'animo freme perso in te.
Carissimo signor C., per la prima volta trovo il coraggio di scrivere a te - al ricordo che ho di te, invero, così lontano nel tempo e chissà quanto nello spazio! Rideresti, vedendomi. Una signora un po' lunatica, sempre di corsa, fin troppo. Sei così esagerata, Marina!, mi dicevi. E giù a ridere, mentre i nostri genitori ci lanciavano occhiate senza parlare, dagli ombrelloni vicini. Azzurri, a differenza del mare, ma che dolcezza anche solo cercare di descrivere quel verdognolo trasparente, e i ciottoli levigati su cui poggiavamo i piedi. C'è una languidezza tiepida nel ripensare alla frenesia dei giorni sconfinati, dei luoghi di ritrovo, del cibo che preferivamo, dello sport, tutti quei colori, signor C., le automobili in cui salivamo in venti e la cassetta dei Pink Floyd, che chissà se hai buttato (no, non eri il tipo). Sono recentemente tornata a P.A., e ho accolto con un po' di delusione ed un fischio vuoto il cambiamento, le nuove ville, gli alberi tagliati, i volti ignoti. L'odore mi è sembrato lo stesso, però: aghi di pino e umidità. Ho parcheggiato dietro la casa dal grande giardino che, grazie a dio, è ancora bellissimo, e camminato tra i pini fino alla spiaggia. Ho ripensato a me stessa, diciassettenne, l'unica estate in cui mi hai baciata. Prima ero troppo magra e infantile per te, signor C. Cerco di ricordare tutte le estati che abbiamo condiviso: ben dieci e solo in quell'ultimo, soffocante pomeriggio, chiusi in Cinquecento con i Pink Floyd… Perché, signor C? Perché abbiamo lasciato che il tempo scorresse fin proprio alla fine? Mi ripeto che la nostra gioia era splendente e chiassosa, che si sta ripetendo da qualche parte nell'universo. Ma non so neanche se sei vivo, signor C., e questa è una verità che mi riempie i polmoni d'acqua e di fango.
Marina
Caro, carissimo Enrico, come mi è preziosa questa tua lettera! Come lo sono questi due fogli che continuo a rigirare fra le mie mani! Da quando li ho letti infinite volte, anche a me sembra di vivere un sogno. Ma loro, proprio loro, mi dicono che questa è invece una stupenda realtà. Tu mi ami: lo sentivo, il tumulto del mio cuore me lo diceva, le vibrazioni di tutto il mio essere, quando ripensavo a te e ai momenti felici assieme, non potevano essere vane al punto da creare un'illusione così crudele. Un attimo dopo, però, mi dicevo che in amore tutto è possibile, che spesso il cuore si inganna, ti fa intravedere un mondo che poi scopri essere fatto solo dei desideri che tu stessa hai creato e hai alimentato. Non è possibile che ti ami, lui che ti ha vista solo due volte.
Silvia
Sei stata il breve amore di un estate. Eppure se chiudo gli occhi, a vent'anni di distanza, sono ancor capace di risentire il tuo odore. Ricordo che sigarette fumavi, la tua voce calda. Mi hai insegnato un sacco di cose. Mi hai lasciato un idea precisa di come una donna debba essere. E sempre ricorderò i tuoi splendidi occhi. Occhi da felino, inquietanti e pericolosi. A tanti anni di distanza la sola cosa che posso dirti è grazie. C'è un immagine mentale di noi due dentro la tua panda in riva al lago, mentre fuori pioveva forte, che non dimenticherò mai.
Spero di averti dato tanta gioia quanto tu ne hai data ai miei vent'anni. E mi fa piacere se resteranno queste parole in una qualche emeroteca a ricordarlo. Come un fiore che il tempo non può gualcire e che mi ero dimenticato di regalarti.M.
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