Il ministro dell'Interno resta a secco sui porti: niente "superpoteri"

Salta la variazione al Decreto sicurezza bis Frizioni con la Lega, 44 emendamenti dai 5s

Il ministro dell'Interno resta a secco sui porti: niente "superpoteri"

Alla fine Salvini non la spunta. I superpoteri sui porti non li ottiene. La riunione di maggioranza partorisce un accordo che sa di vittoria per i grillini e di amaro «stop» per i leghisti. Ieri alle 15 scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti al Decreto sicurezza bis, ora in discussione nelle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera (in Aula dovrebbe approdare il prossimo 15 luglio).

Per tutta la mattinata si sono rincorse voci di frizioni e discussioni tra grillini e leghisti, visto che questi ultimi avevano annunciato l'inserimento di un emendamento che consegnava al responsabile del Viminale ampi poteri sui porti (di competenza del ministero dei Trasporti). L'emendamento, poi ritirato anzi abortito prima della sua presentazione, riconfermava il potere del Viminale nel vietare l'ingresso, la sosta o anche il transito nei porti alle navi, già previsto dal primo Decreto sicurezza, ma anche di vietare i trasbordi o gli sbarchi sul territorio nazionale di cittadini stranieri. Non è tanto il contenuto di questo emendamento ad aver preoccupato i parlamentari del Movimento Cinquestelle, quanto il fatto che la formula finale recitasse «di concerto con il ministero della Difesa, e con il ministro dei Trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il presidente del Consiglio». Insomma il ruolo di Conte verrebbe in questo modo sminuito. E Di Maio in questo momento non può permetterselo.

Insomma più che di accordo, all'interno della maggioranza, si deve parlare di compromesso. Saltato l'emendamento sui poteri aumentati per il Viminale, la Lega punta sull'innalzamento delle sanzioni («da 150mila euro a un milione di euro), sulla confisca immediata della nave, procedendo immediatamente al sequestro cautelare e infine sull'arresto del capitano della nave. Viene infatti modificato l'articolo 380 del Codice di procedura penale sull'arresto in fragranza, inserendo il «delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra», previsto nel Codice della navigazione».

Anche i grillini hanno voluto metterci mano con ben 44 emendamenti. A Toninelli hanno voluto «regalare» il «registro nazionale delle imbarcazioni confiscate» e con un altro emendamento consegnare i natanti confiscati non alle forze di polizia ma all'autorità giudiziaria. Insomma piccoli dispetti tra alleati di governo. Questi ultimi emendamenti, sostengono i bene informati, sarebbero una sorta di rappresaglia per l'innalzamento delle multe a un milione di euro, che i grillini (almeno la base del Movimento) non ha apprezzato nel giusto modo.

L'irritazione di Salvini è palpabile. A chi gli chiede se il governo regge lui conferma: «Se tutti fanno il proprio lavoro regge, nonostante la Trenta e i 44», alludendo appunto agli emendamenti grillini sul Decreto sicurezza bis. Che si potrebbe arricchire, poi, di ulteriori norme, dal momento che anche Forza Italia ha presentato variazioni (e integrazioni) al testo originario.

Mara Carfagna, per esempio, promuove un emendamento che obbligherebbe le Ong straniere impegnate in attività di ricerca e salvataggio in mare «a identificare a bordo i migranti, così da inviare al Paese di cui battono bandiera le richieste di asilo». E il suo collega di partito Gregorio Fontana propone di impiegare i risparmi del Bilancio della Camera (100 milioni) per finanziare i rimpatri dei clandestini.

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