«La situazione in Turchia è preoccupante, c'è una spaccatura dentro le istituzioni dello Stato emersa con il tentato colpo di Stato. Un fatto negativo, perché non è con il golpe che si risolvono i problemi. Ora l'importante è che avvenga un chiaro accertamento dei fatti, che siano rispettati i diritti di tutti». A parlare al Giornale è monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia, vescovo di Iskenderun.
Come è attualmente la situazione delle comunità cristiane?
«Si sono verificati atti di vandalismo a Trebisonda, nella chiesa che fu di don Andrea Santoro, dove hanno danneggiato i vetri della Chiesa e della casa parrocchiale con dei sassi. Ma si tratta di gesti abbastanza ricorrenti. La gente è però piuttosto impaurita e preoccupata; sono stati giorni di grande tensione e forte caos. E c'è paura».
Lei teme una guerra civile?
«Mi sembra eccessivo parlare di guerra civile. Certamente anche l'Occidente, gli Usa, l'Europa devono decidere da che parte stare. Mi sembra che in questi anni non si sia presa una posizione chiara».
Don Andrea Santoro, nei suoi scritti, profetizzava già dieci anni fa difficoltà per i cristiani in tutta Europa.
«Don Andrea avvertiva la tensione che c'era già nell'aria, soprattutto in zone come Trebisonda dove c'è un forte nazionalismo che rischia a volte di accecare gli animi dei più deboli».
L'uccisione del parroco a Rouen fa prevedere uno scontro di civiltà?
«La teoria dello scontro di civiltà è semplicistica e comoda e nasce dal cercare
giustificazioni identitarie; soprattutto fa il gioco dei terroristi, riproponendo tesi razziste come un tempo si contrapponevano ariani e semiti. Più la si utilizza, tanto più le teste calde si sentiranno legittimate».SSar- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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