Mossa disperata Sala pubblica il 730 per arrestare i pm

Mister Expo prova a rimediare alla "dimenticanza" sulla casa in Svizzera. Ma rischia ugualmente l'accusa di falso

Mossa disperata Sala pubblica il 730 per arrestare i pm

Perché il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano (e uomo del premier Matteo Renzi) Giuseppe Sala, dovrebbe capire che le istituzioni sono un'altra cosa. E un conto è essere, come lui è stato, il manager di un'azienda privata dove i comportamenti riguardano appunto i privati, altro è entrare nella res publica, la casa che deve esser di vetro. E tutti, ma proprio tutti devono poterci guardare dentro.

E così il problema non è quanto si guadagna, ma dire bugie. Dimenticarsi una casa a Pontresina, nella svizzera Engadina, a un passo da Sankt Moritz e parlare della proprietà di un «terreno sito nel Comune di Zoagli», dove invece del terreno c'è una villa a cui ha lavorato l'archistar Michele De Lucchi, super beneficiato dagli appalti Expo. Perché un presidente degli Stati Uniti come Bill Clinton rischiò l'impeachment non per i suoi rapporti a luci rosse con Monica Lewinsky, ma per aver mentito agli americani sulla sua relazione con la giovane stagista. Da qui uno dei capi d'imputazione che fu proprio lo «spergiuro».

Ecco perché suona quasi un insulto all'intelligenza e al buon senso (morale), l'ultima sparata di Sala che ormai con l'acqua alla gola per i sondaggi che fotografano il sorpasso del centrodestra con Stefano Parisi e con i giornalisti alle calcagna per la casa «a sua insaputa» dimenticata nella dichiarazione giurata, ha fatto annunciare che oggi pubblicherà il suo 730. Invitando a farlo anche gli altri candidati.

E qui forse Sala, al di là del folclore delle magliette di Che Guevara, mostra di essere finalmente diventato un uomo di sinistra. Il problema non è guadagnare tanto, perché guadagnare tanto non è una colpa. Son finiti i tempi del comunismo e delle bandiere rosse, dell'odio di classe e della vendetta proletaria. Tutti felici (e un po' invidiosi) per lui e per Parisi che hanno sicuramente due 730 di sicuro rispetto, ma il punto è un altro. E non basterà un 730 a confondere le idee. Il punto è la denuncia fatta dal Giornale il 2 aprile. «Sul mio onore attesto che la dichiarazione corrisponde al vero», firmava Sala il 19 febbraio 2015. Peccato che quella dichiarazione fosse mendace, perché dimenticava la casa in Svizzera. Una dichiarazione firmata «sul mio onore» per ottemperare alla legge 33 del 2013, quel «decreto trasparenza» che impone ai titolari di incarichi politici «o comunque di poteri di esercizio politico» di rendere noti i beni immobili e mobili, la titolarità di imprese, le quote di società, le cariche societarie. Uno strumento per monitorare ricchezze inspiegabili e conflitti di interesse, una dichiarazione fatta al Comune di Milano in quanto amministratore delegato di una società a capitale pubblico come Expo Milano 2015 spa. E il sindaco Giuliano Pisapia, avvocato e buon giurista, che fa ora che è chiaro l'imbroglio? Nulla, per amor di parrocchietta.

Eppure son gravissime le dichiarazioni false dei pubblici ufficiali, punite per legge con quell'interdizione dai pubblici uffici che ora Sala rischia dopo che il vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato ha presentato un esposto con allegato l'articolo del Giornale al procuratore aggiunto Giulia Perotti, a capo del dipartimento Reati contro la pubblica amministrazione. Mi sono dimenticato pagherò un'ammenda, aveva ammesso Sala.

Non è così. Il falso ideologico in atto pubblico non si sana con un'ammenda. Resta da vedere quando la procura si deciderà ad aprire un fascicolo. Con Sala candidato o con Sala magari già sindaco? E non basterà un 730 ad evitarlo.

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