Niente soldi per i francobolli, addio lettere arancioni

Roma I soldi per i francobolli non ci sono per colpa della legge di Stabilità. Quindi se vorrete sapere a quanto ammonterà la vostra pensione quando avrete deciso di ritirarvi dal lavoro, l'unica soluzione è iscriversi al sito dell'Inps e provare a fare gli smanettoni.Ieri il presidente dell'istituto di previdenza sociale, Tito Boeri, ha infatti, annunciato il semi-fallimento dell'operazione «buste arancioni», una pratica copiata dalla Svezia per informare gli iscritti e aiutarli a pianificare il proprio trattamento. «Ne manderemo solo una piccola parte, ne spediremo circa 150mila, entro Natale, perché non ci è stata data l'autorizzazione dai ministeri per superare il vincolo di spesa, quella per le spedizioni è contingentata», ha dichiarato Boeri auspicando che «in legge di Stabilità possa essere sbloccato questo capitolo».L'intento, come detto, è molto nobile: aiutare i lavoratori dipendenti del settore privato a calcolare il proprio gap previdenziale, ossia quale percentuale dell'ultimo reddito rappresenterà il futuro assegno pensionistico. Per capire quanto l'iniziativa potesse essere d'aiuto, basti pensare che un quarantenne o un cinquantenne, ritirandosi all'età della pensione di vecchiaia (attualmente a 66 anni e 7 mesi), dovrebbero mediamente riscuotere tra il 60 e il 70% dell'ultima busta paga ipotizzando un incremento medio annuo della retribuzione dell'1,5% che è quello che usa la Ragioneria generale dello Stato per le sue previsioni macroeconomiche. Calcoli che ovviamente non tengono conto di ulteriori ritocchi al ribasso dei coefficienti di trasformazione, ossia i parametri che consentono di tradurre in un assegno mensile il montante contributivo versato e che vengono rivisti su base triennale in base alle statistiche sulle aspettative di vita.Se il lavoratore ha qualche anno di «buco» nel versamento dei contributi, queste percentuali si abbassano sensibilmente rendendo ancor più necessario il ricorso alle forme previdenziali integrative, ossia ad aumentare il proprio risparmio per versarlo a una forma pensionistica privata e assicurarsi un futuro senza troppe rinunce. Chi si è registrato al sito www.inps.it e ha ricevuto a casa la busta che contiene le 8 cifre che compongono il pin di 16 caratteri, può già accedere alla simulazione. Per gli altri erano previste le «buste arancioni», mentre per i dipendenti pubblici la sperimentazione dovrebbe partire nel 2016, anche se con questi chiari di luna è lecito ipotizzare qualche slittamento.«È da aprile che abbiamo chiesto al governo l'autorizzazione di poter superare il vincolo di spesa che abbiamo per poter inviare a casa anche a chi non ha il pin la busta arancione», aveva sottolineato Boeri qualche giorno fa precisando che l'operazione si poteva finanziare «senza oneri aggiuntivi per lo Stato ma attraverso altri capitoli di spesa del nostro bilancio, ma questa autorizzazione non ci è stata ancora data». Il presidente, in pratica, aveva già messo le mani avanti: nel 2015 pochi riceveranno a casa l'informativa. «È un vero peccato perché sarebbe stato molto importante per noi farlo quest'anno», aveva concluso.

In effetti, è difficile comprendere come non sia possibile reperire ulteriori disponibilità considerato che le spese per i beni di consumo dell'Inps sono ammontate nel 2014 a 1,4 miliardi di euro. Gli invii di comunicazioni per corrispondenza sono costati 105 milioni e, poiché la platea è tutto sommato ristretta a qualche milione di iscritti, la copertura si sarebbe potuta trovare.

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