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Nigel, Carles e i due comici. Gli outsider di Strasburgo

Farage trionfa da anti Brexit. Puigdemont eletto da "esule". A Bucarest Dragnea in cella. Flop di Wilders e della Johnson

Nigel, Carles e i due comici. Gli outsider di Strasburgo

N on solo sovranismo contro globalismo, euroscetticismo contro euroentusiasmo. Nelle pieghe delle elezioni europee, il più grande esercizio democratico del mondo dopo il voto indiano - 427 milioni di aventi diritto, centinaia di partiti, decine di lingue - si annidano storie di ogni genere, di vittorie e sconfitte.

I VINCITORI

Vince da otto anni ma non ha mai amministrato nulla Nigel Farage, già leader dell'Ukip, il partito per l'indipendenza del Regno Unito, che è stato incoronato dall'elettorato britannico nuovo re senza corona. Il suo Brexit Party ha raccolto il 31,7 per cento ed è stato in questa tornata elettorale piuttosto anomala oltre Manica (si votava per qualcosa da cui i britannici stanno per uscire) il primo partito, davanti ai LibDem al 18,5.

Eletti Carles Puigdemont e Oriol Junqueras nel blocco indipendentista che in Spagna ha preso il 5,6 per cento. Il loro successo apre scenari bizzarri perché Puigdemont è da tempo in esilio a Bruxelles e non può mettere piede in Spagna dove sarebbe arrestato per ribellione, sedizione e appropriazione indebita e Junqueras è già in galera in patria. Per entrambi il seggio europeo significa libertà.

Gli ecologisti vincono un po' in tutta Europa grazie all'effetto Greta. I volti più sorridenti sono quelli di Ska Keller, tedesca trentasettenne candidata alla presidenza della Commissione europea, che con la sua Bündnis 90/Die Grünen ha preso il 20,5 per cento dei suffragi in Germania, diventando il secondo partito dietro il blocco merkeliano Cdu-Csu; e quello dell'olandese Bas Eickhout, suo sodale europeo, che ha preso in patria il 10,9 per cento con GroenLinks. «Sono su una nuvola!», gongola infantilmente il leader ambientalista belga Philippe Lamberts, che con Ecolo prende il 7,8 per cento e incassa tre seggi. A proposito di Paesi Bassi va registrato che i laburisti del PvdA di Frans Timmermans con il loro 18,9 per cento hanno arginato l'ondata antisistema che sembrava destinata a far vacillare le dighe neerlandesi.

È stato preso sul serio in Germania il partito satirico Die Partei, che nel suo «sottotitolo» si dice a favore di tutto e del contrario di tutto: malgrado il programma delirante incassa il 2,4 e porta a casa due seggi, per i comici Martin Sonneborn e Nico Semsrott. E a proposito di strampalati, in Grecia blitz di Kyriakos Velopoulos, leader di Elliniki Lysi (Soluzione Greca) e televenditore di miracolose creme dei monasteri: con il suo nazionalismo ossessivo si è issato al 4,1 per cento scippando un seggio ad Alba Dorata.

GLI SCONFITTI

Cornuto e mazziato in Romania il leader del Partito socialdemocratico (Psd) e presidente della Camera dei deputati, Liviu Dragnea, che ieri ha visto confermata la sua condanna a tre anni e sei mesi di carcere per istigazione ad abuso di ufficio ed è stato arrestato. È finito nel carcere di Rahova il giorno dopo che il suo partito ha fatto flop con il 23,4 per cento dei voti ed è stato scavalcato dai liberali del Pnl di Klaus Iohannis, da anni all'opposizione (26,8).

Esce parzialmente sconfitto dalla tornata elettorale europea anche Andrej Babi, leader del partito di governo ceco ANO 2011, che resta primo partito ma perde parecchi punti rispetto al voto parlamentare del 2017, scendendo dal 29,6 al 21,2 per cento. Va completamente in bianco Geert Wilders, alleato di Salvini con il suo partito anti-immigrazione PVV: si ferma al 3,5 e resta in piedi al grande party europeo.

Va annoverato tra gli sconfitti anche Alba Dorata di Nikólaos Michaloliákos, che in Grecia rimpicciolisce scendendo dal 7 per cento delle politiche del 2015 al 4,8.

Infine non andrà a Strasburgo Rachel Johnson, sorella di Boris, candidatasi con Change UK, la formazione politica che ha raccolto esponenti anti-Brexit di ogni schieramento ma non ha convinto i britannici: appena 2,9 per cento dei voti e nessun seggio. E pensare che lei si era anche denudata nel corso di una trasmissione tv per protestare contro l'uscita dall'Europa. Da cui è stata sfrattata prima ancora di entrarci.

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