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"Non abbiamo più benzina né acqua potabile". L'ultimo pretesto delle Ong per l'ok allo sbarco

La scusa per rifiutare il porto assegnato. «Sea Watch» arriva a Lampedusa

"Non abbiamo più benzina né acqua potabile". L'ultimo pretesto delle Ong per l'ok allo sbarco

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«Non abbiamo benzina e a bordo siamo a corto di acqua potabile». È il tormentone estivo delle Ong utilizzato per sbarcare dove vogliono. E così è stato anche sabato sera quando la nave Aurora della tedesca Sea Watch l'ha usato per giustificare il rifiuto di dirigersi al porto di Trapani indicato dal Viminale quale porto sicuro (Pos) per lo sbarco dei 72 migranti a bordo e dirigersi, invece, su Lampedusa. Che fosse la meta stabilita sin dall'inizio lo hanno pure ammesso: «Trapani non è mai stata un'opzione praticabile», sottolineando le difficoltà a bordo, tra carenza di carburante e di acqua da bere. Eppure gli interventi della Aurora in mare erano proseguiti per 16 ore, come dichiarato dalla stessa Sea Watch, per cui probabilmente, rientrando prima, a Trapani ci sarebbe potuta arrivare. «Sono state, peraltro, operazioni non coordinate dalle autorità marittime italiane» - riferisce una fonte del Giornale. Insomma di valutazioni ce ne sono parecchie da fare da parte delle autorità che dovranno accertare le diverse violazioni al decreto Piantedosi convertito in legge che disciplina la condotta delle Ong in mare. Oltre ad avere agito senza il coordinamento dell'Imrcc di Roma, tra i vari accertamenti, bisognerà ricostruire il tragitto della nave, quanto carburante avesse alla partenza e se non ce ne fosse per raggiungere Trapani, e anche se l'acqua potabile non fosse sufficiente. Intanto si è deciso per il fermo della nave. I 72 migranti sono stati ospitati nell'hotspot dell'isola andandosi ad aggiungere ai 638 arrivati sabato, tra cui 12 tunisini sbarcati autonomamente a molo Madonnina, partiti da Djerba. Un hotspot che, per via dei continui arrivi, è sempre stracolmo, tanto che ieri mattina si contavano 2.457 migranti, circa 800 poi trasferiti, ma sono seguiti numerosi approdi da Tunisia e Libia, tra cui 48 migranti soccorsi sull'isola di Lampione, la cui imbarcazione non è stata rinvenuta. Se l'intento di Sea Watch, dunque, era di non prolungare le sofferenze dei migranti, paradossalmente li ha condotti in un luogo saturo all'inverosimile, mentre a Trapani sarebbero stati accolti con maggiore agiatezza. Quella di scegliersi il porto suona come una sfida al governo, malgrado a giugno ci abbia pensato il Tar del Lazio a dare ragione al Viminale, avverso ai ricorsi di Medici senza frontiere, sul fatto che sia il Ministero dell'Interno a dover scegliere i porti in cui autorizzare gli sbarchi. La Aurora non è nuova alla disobbedienza. Sabato, infatti, ha fatto il bis scegliendo ancora una volta Lampedusa a Trapani. Lo scorso giugno, infatti, contravvenendo alle disposizioni ricevute, ha fatto sbarcare sull'isola 39 migranti. Per questo era stata fermata e sanzionata. Altra Ong all'opera nelle scorse ore è la Geo Barents di Msf, che ieri ha raggiunto il porto di Bari indicato dal Viminale e sono sbarcati 55 passeggeri, tra cui 46 minori non accompagnati. «Ci auguriamo ricevano l'assistenza che meritano» scrive su Twitter la Ong.

Eppure non ha avuto remore a condurre i migranti in Italia.

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