Il Nord rifiuta il reddito "grillino"

Il sussidio di cittadinanza caro ai 5s spacca il Paese Al Sud maggiormente favorevoli: lo reclama il 55%

Il Nord rifiuta il reddito "grillino"

Il reddito di cittadinanza costituisce da diversi anni uno dei punti cardine del programma elettorale del M5s. Su questo provvedimento è divampato da tempo un dibattito piuttosto acceso. Secondo i suoi fautori esso, malgrado i costi elevati per lo Stato, «eliminerebbe la povertà» e rappresenterebbe anche un volano per l'occupazione, assicurando comunque a tutti condizioni di vita dignitose. Secondo chi, viceversa, è contrario, l'iniziativa premierebbe i «fannulloni» e incentiverebbe il lavoro nero.

Ma che ne pensano gli elettori nel loro insieme? Nonostante la maggioranza di questi ultimi si pronunci oggi, come mostrano i sondaggi di opinione, a favore dell'operato del governo (i cui livelli di popolarità sono tra i più elevati registrati per un esecutivo da diversi anni a questa parte), sullo specifico provvedimento, le perplessità prevalgono sui consensi.

Lo mostra una recente ricerca condotta dall'istituto EumetraMR (intervistando un campione rappresentativo di popolazione in età di voto) per conto della trasmissione Quarta Repubblica su Rete 4. Infatti, la maggioranza relativa (46%) degli intervistati afferma la propria contrarietà al provvedimento, sostenendo che «il reddito di cittadinanza finirà col premiare chi non si impegna a cercare un lavoro». Dall'altra parte, però, una percentuale solo di poco inferiore (42%) ritiene invece che «il reddito di cittadinanza è un provvedimento giusto e opportuno». I restanti interpellati (12%) non vogliono o non sanno esprimere un giudizio.

La frattura è naturalmente anche basata sull'orientamento politico. Com'era facile attendersi, la gran parte (86%) degli elettori per il maggior partito di opposizione, il Pd, è contraria al provvedimento (anche se il 12% si dichiara invece favorevole). Ma la diversità di opinioni si manifesta anche all'interno dei votanti per i partiti della coalizione di governo. Se è vero, infatti, che tra i grillini prevale nettamente (77%) il sì al Reddito di Cittadinanza (con un 16% di contrari), è vero anche che all'interno dei leghisti accade il contrario. Qui, infatti, più della metà (53%) ritiene inopportuno questo provvedimento (anche se esso fa parte del contratto di governo sottoscritto a suo tempo), mentre solo il 39% si dichiara favorevole. Un bel problema per le relazioni tra Salvini e Di Maio.

Ma la spaccatura forse più significativa è quella territoriale. Gli abitanti delle regioni settentrionali, infatti, manifestano a maggioranza assoluta (58% nel Nord Ovest e 53% nel Nord Est) la loro contrarietà all'iniziativa del Reddito di Cittadinanza. Solo circa un terzo (30% nel Nord Ovest e 36% nel Nord Est) si dichiara d'accordo. Al Sud, come era prevedibile, accade l'esatto contrario: il 55% si pronuncia favorevolmente e solo il 33% esprime la propria avversità. È facile capirne le ragioni: nel Meridione il tasso di disoccupazione (anche giovanile) è decisamente più alto ed è qui che si sono già espresse le maggiori attese (anche con code per richiederlo sin d'ora) per il reddito di cittadinanza.

Che, d'altra parte ha costituito una delle motivazioni principali per il voto ai 5 Stelle in questa area del Paese.

Si conferma dunque il pluriennale contrasto di interessi (e, spesso, di opinioni) tra le diverse aree del Paese. Ciò che non può non costituire un tema caldo (e un problema) per la coalizione di governo.

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