Roma Saranno state le ultime rivelazioni di Wikileaks sul trattamento riservato dalla National Security Agency a Silvio Berlusconi (le cui conversazioni private sono finite spesso e volentieri sui giornali grazie anche al contributo delle procure italiane). Fatto sta che - secondo quanto riportato da Lettera43 - Matteo Renzi sarebbe in preda a una sorta di sindrome da accerchiamento e starebbe prendendo tutte le precauzioni possibili per non subire la stessa sorte del suo predecessore e non essere intercettato attraverso «mezzi non convenzionali».Se nei giorni scorsi i renziani avevano provveduto a far sapere che «Renzi non ha nulla da nascondere», secondo il quotidiano online il premier avrebbe comunque proceduto a una auto-blindatura, adottando rigide misure di «sicurezza comunicativa». In particolare - al di là di un attento e più ridotto utilizzo dei telefoni cellulari e la preferenza per conversazioni vis-à-vis sugli argomenti più delicati - il premier sarebbe tornato a spingere per la nomina del fedelissimo Marco Carrai alla cybersecurity. Quest'ultimo, a sua volta, avrebbe velocizzato la creazione di un blind trust per evitare possibili conflitti di interesse, chiedendo al socio Leonardo Bellodi e al fratello Stefano, anche lui titolare di quote nelle aziende del testimone di nozze di Renzi, di rivedere l'assetto societario. Per Carrai, secondo quanto racconta Alessandro Da Rold, si profilerebbe un ruolo da dirigente nell'agenzia di sicurezza che dovrebbe essere gestita dall'attuale numero due dell'Aise, Paolo Poletti. L'ipotesi alternativa è quella di creare una Authority ex novo, specializzata in cybersecurity con a capo proprio Carrai. Senza dimenticare che l'ultima legge di Stabilità ha stanziato 150 i milioni di euro per rafforzare la sicurezza informatica del nostro Paese.Se questo schema andasse in porto vorrebbe dire che Renzi sente la necessità di continuare a rafforzare la sua squadra di fedelissimi, continuando a sfidare gli apparati statali o diplomatici. Esattamente come avvenuto nel caso della nomina di Carlo Calenda come ambasciatore a Bruxelles al posto di Stefano Sannino.
Non passa, però, inosservato il fatto che la creazione di una nuova agenzia o Authority - oltre a sottrarre alcune prerogative ad Aisi e Aise, rispettivamente i servizi interno ed esterno - non potrebbe che nascere con una legge apposita: un decreto legge da convertire poi in Parlamento. Una scelta che esporrebbe Renzi a un ritorno mediatico sicuramente poco gradito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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