La pace nel gesto dolce di una poliziotta

Felice MantiCi sono foto che raccontano il Paese meglio di qualche parola scritta bene. Come questa, scattata ieri a Genova, che mostra un funzionario di polizia che per allentare la tensione tra agenti e operai dell'Ilva, in piazza per difendere un posto di lavoro, si sfila il casco e parla con l'altra parte della barricata. Lei si chiama Maria Teresa Canessa, e a caldo dice: «È stato un gesto istintivo, dopo lunghe ore di tensione con i manifestati, disagio, fatica. C'è stata una pausa, un momento di distensione, è stato a quel punto che mi è venuto spontaneo sfilarmi il casco e avvicinarmi per parlare a quattrocchi con questi lavoratori messi a dura prova. Gli operai si sono avvicinati e mi hanno teso la mano. Un gesto molto umano che ho apprezzato». A Pier Paolo Pasolini, che «tifava» per i poliziotti «perché sono figli di poveri e vengono da periferie, contadine o urbane che siano», questa poliziotta tosta sarebbe piaciuta.

Dietro quel casco c'era una genovese che visti i suoi 41 anni (e tre figli gemelli di 7 anni) di Pasolini ha potuto solo leggere qualche vecchio articolo. E quando la sinistra e la stampa ostile spara a zero sui poliziotti «a prescindere», come direbbe Totò, dovrebbe ricordarsi la lezione di Pasolini. E quella di Maria Teresa.

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