Il paese sempre a secco che ha trovato l'acqua coi rabdomanti fai-da-te

Gli abitanti hanno sconfitto l'emergenza idrica partecipando allo scavo dei pozzi

Il paese sempre a secco che ha trovato l'acqua coi rabdomanti fai-da-te

Qualcuno portava i panini, perché cercare l'acqua mette appetito. Chi è dotato di più manualità si è prestato a montare la condotta. Quando, il quinto giorno, a 85 metri di profondità, un luccichio si è manifestato come un diamante sommerso, la prima bottiglia di vino è stata stappata per un grande brindisi liberatorio, a cui era invitato tutto il paese. Ma il cin cin più simbolico è stato quello con l'acqua, trovata nella terra di Santa Marina come una benedizione: non porta male quando la siccità fa scappare anche le mosche. Il Cilento è a secco, tra minori precipitazioni e perdite della rete l'acqua, è drasticamente razionata in trenta Comuni, dalle pendici del Monte Stella fino a Pollica. Nell'estate degli incendi e della grande siccità, non bastano gli stanziamenti, le promesse del Consac, il Consorzio acquedotti del Cilento. In un paese hanno così deciso di procurarsi l'acqua da soli. Come rabdomanti, o come bambini che bucano la spiaggia con la paletta, un migliaio di cittadini di Santa Marina, Comune di fondazione bizantina arroccato sulla collina e famoso per la patrona, la Santa travestita da uomo, e per la frazione marina di Policastro, hanno partecipato alla grande ricerca dell'oro bianco nella pancia della terra cilentana.

«Siamo riusciti a rifornire tutto il golfo», spiega il sindaco, Giovanni Fortunato. Appellandosi ai poteri straordinari ha dato l'autorizzazione agli scavi: «Sono ingegnere e sapevamo dove andare a cercare. Ma siamo stati davvero fortunati». Le trivellazioni si sono concentrate nella zona alta del paese, in località Timpone. E molti cittadini hanno iniziato a inerpicarsi fin lassù per aiutare la ditta impegnata nello scavo. L'emergenza acqua era stata «annunciata da Consac ad aprile», continua a raccontare il sindaco, in precedenza consigliere regionale con il gruppo Caldoro Presidente. «Ma senza che fosse predisposto un piano. A luglio il servizio ha iniziato ad essere interrotto per mezza giornata, poi siamo arrivati a cinque giorni senz'acqua. Ho chiuso il Comune e l'ufficio postale per rischi igienico-sanitari». Mentre molti turisti fuggivano, e nei supermercati le bottiglie sparivano dagli scaffali, «mi sono detto che l'unico rimedio per non chiudere il paese era procurarsi un'autobotte autonoma. Ce l'ha mandata la Protezione Civile di Potenza. Poi ci siamo messi a trivellare».Il paradosso è che questo «è un paese pieno d'acqua», e succede che «un ente clientelare che gestisce milioni e milioni di soldi pubblici ci lasci senza acqua». Il sindaco di Ceraso e presidente del Consorzio Consac, Gennaro Maione, si è già difeso nei giorni scorsi: «Il personale lavora giorno e notte e stiamo portando avanti riparazioni straordinarie nella rete». Ma alcuni Comuni stanno pensando di seguire le orme dei trivellatori indipendenti, e hanno fatto richiesta dell'ordinanza.

«Dichiareremo l'autonomia idrica dice ancora il sindaco di Santa Marina -. La legge lo consente». Marino Mega, geometra, è stato uno dei cercatori più attivi del paese. «Ho aiutato fisicamente la ditta insieme alla popolazione. Abbiamo portato la condotta volante che ora stanno interrando».

Secondo i calcoli del sindaco Fortunato, con l'autonomia idrica i cittadini risparmierebbero il 50% della bolletta.

L'acqua trovata è perfetta, «ph neutro a 7,2 e pochi sali». I pozzi scavati sono stati quattro. «Quando abbiamo festeggiato con il brindisi è stato molto bello», e qualcuno si è messo a cantare anche con in corpo soltanto acqua fresca.

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