Il partito d'Europa a Renzi: basta con la spesa in deficit

Altolà di Padoan e Moscovici alle richieste di flessibilità. Ma l'ex premier minaccia: l'Italia tagli i fondi all'Unione

Il partito d'Europa a Renzi: basta con la spesa in deficit

La ripresa dell'attività parlamentare e l'aumentare dell'intensità del dibattito politico sulla legge di Bilancio 2018 ripropone lo stesso tema che aveva contraddistinto il periodo antecedente le vacanze estive: lo scontro tra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Lo si è capito ieri a Cernobbio: l'intervento del titolare del Tesoro al Workshop Ambrosetti è stato tutto proteso a rintuzzare la voglia di spesa in deficit dell'ex premier. In questa battaglia Padoan può contare sull'appoggio di quel «partito dell'Europa», ben rappresentato dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che guarda con estrema diffidenza a possibili allentamenti del rigore nella gestione di deficit e debito da parte dell'Italia.

Impossibile, quindi, non pensare alle proposte di Renzi nel suo libro Avanti circa l'innalzamento al 2,9% dell'asticella del rapporto deficit/Pil per ottenere un più ampio margine di manovre su sgravi e bonus. «Giovani, donne e Sud sono ancora dei problemi: bisogna intervenire con incentivi dalla prossima legge di Bilancio», aveva dichiarato il leader piddino dopo la conferma del buon andamento del Pil nel secondo trimestre che, teoricamente, potrebbe tradursi in un «tesoretto» spendibile politicamente. E ancor più chiaro è stato ieri alla Festa dell'Unità di Pesaro. «Se i Paesi europei non attuano la redistribuzione dei migranti, come era negli accordi, noi non dovremo pagare più contributi all'Europa», ha detto. Una posizione populista che sottolinea il disagio renziano nei confronti di un'istituzione pronta a scandagliare le virgole dei conti pubblici, ma alquanto lasca nell'imporre una linea sull'emergenza sbarchi.

Non è un caso, perciò, che ieri Padoan abbia citato il premier Gentiloni rimarcando la necessità chela legge di Bilancio anzitutto «non deve fare danni» e, inoltre, «deve rafforzare la strategia del governo» su crescita e lavoro. Il ministro ha tirato il capo del governo per la giacchetta in quanto proprio l'azione di Gentiloni viene utilizzata dai renziani (Maria Elena Boschi in primis) per propagandare la continuità di azione tra gli ultimi due esecutivi. Ecco perché Padoan ieri ha pronunciato parole poco usuali nell'attuale contesto politico. Bisogna sfruttare la «finestra di opportunità che si presenta ora per fare tutte le riforme» perché «se il Paese non la coglie, rischia di non beneficiare della ripresa e andare indietro». Unendo queste considerazioni al mantra delle «risorse limitate», si comprende che difficilmente il ministro avallerà per gli sgravi alle assunzioni dei giovani una spesa che possa superare i 2,5-3 miliardi di euro quando molti esponenti del Pd lo invitano a largheggiare. Un coro al quale si è unita anche Confindustria che vorrebbe uno stanziamento monstre per questo capitolo di almeno 10 miliardi di euro.

Anche Padoan, però, sta iniziando una campagna elettorale sui generis, cercando di accreditarsi per un futuro che potrebbe vederlo «tecnicamente» ancora in politica o di ritorno in un prestigioso incarico internazionale. Ecco perché ha enfatizzato i miglioramenti della situazione economica, sostenendo che «l'eredità che il governo lascia alla prossima legislatura è superiore a quella ricevuta». Date queste premesse è difficile pensare che nuovi interventi su pensioni o maggiori spese per la scuola e per l'università possano essere accolte.

Come detto, Bruxelles gioca di sponda con Via XX Settembre.

Il commissario Moscovici in un'intervista al Corriere ha puntualizzato che «se si tornasse al 3% o al 2,9% di deficit, il debito tornerebbe a salire e questo sarebbe deleterio per la credibilità del Paese e porterebbe problemi pesanti in futuro». Ma questo non ha mai fermato Renzi. Probabilmente strepiterà ancor di più.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica