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La paura dell'infezione invade Montecitorio Termoscanner e Amuchina per i deputati

Ieri il debutto, tra ironia e timori. E c'è già chi scommette sull'onorevole zero

La paura dell'infezione invade Montecitorio Termoscanner e Amuchina per i deputati

C i siamo sottoposti anche noi de Il Giornale, prima di entrare alla Camera, all'esame della temperatura corporea e anche noi abbiamo respirato profondamente quando un'infermiera, infagottata come un palombaro, ha dichiarato in tono solenne: «Sani, al momento».

Da ieri, a Montecitorio, è entrata ufficialmente l'angoscia, la paura del contagio che sempre penetra nella testa prima che nei tessuti e che lentamente toglie il sorriso e dunque anche la salute. L'onorevole Bruno Tabacci è stato fermato per alcuni minuti all'ingresso. È risultato febbricitante, ma per colpa del berretto che ha innalzato il termometro a 38.6. Cosa è accaduto? «È molto semplice. Sono calvo e per proteggermi indosso una cuffia di lana». Come è finita? «Prima mi hanno guardato perplessi. Poi abbiamo atteso a capo scoperto e misurato nuovamente. La temperatura è naturalmente scesa e senza antivirali». Aveva infatti ragione Tabacci e la scienza si è piegata alla sapienza degli over 65 «che non possono barricarsi a casa come qualcuno vuole. Significherebbe smettere di vivere». Informiamo Tabacci che in Transatlantico gira voce che per tutelare la salute degli onorevoli si starebbe pensando di farli votare online come sognava Casaleggio: «Il virus, purtroppo, accelera anche gli incubi». E l'incubo è solo uno. Cosa accadrà quando si scoprirà uno di loro positivo al virus? Se lo chiede il senatore Francesco Verducci, del Pd, di passaggio alla Camera, e in allarme. Anche qui si cerca, e si scommette, sull'onorevole zero, il primo che si infetterà, e che a quel punto potrebbe causare la quarantena di interi gruppi parlamentari. Non ci sono precedenti neppure nei regolamenti che i più accorti hanno ripreso a consultare, ma senza farsi vedere. Pier Luigi Bersani dice che, da quanto sa, la Camera non si è mai interrogata e che a lui «tutto questo ricorda la guerra del Kippur. Le domeniche a piedi. Ma quella crisi durò quindici giorni mentre questa non accenna a finire. Non so cosa accadrà quando a infettarsi sarà uno di noi». Il Covid-19 potrebbe presto essere non solo il rompicapo dei virologi, ma dei costituzionalisti. Il «caso Guidesi», e ci si riferisce a Guido Guidesi, il leghista di Codogno da settimane bloccato nella zona rossa, è ormai il caso alfa. I questori della Camera si chiedono invano se incasellarlo fra i deputati in missione o in malattia. Tra i corridoi si studia così il miglior modo per non lasciarsi contagiare (l'amuchina in omaggio insieme al pacchetto di fazzolettini: «Prenda, offre la Camera»). Alessandro Cattaneo di Forza Italia, ex sindaco di Pavia, è per far «lavorare da remoto» ma Laura Boldrini, in punta di diritto, fa sapere che «servirebbe una riforma. Impossibile». L'unica cosa che si sa è che da giorni sono tornati ad affacciarsi i volti delle vecchie glorie, Irene Pivetti, Angelo Sanza, Chicco Testa, Sergio D'Antoni, mai visti in tanta salute e mobilitati anche loro un po' come i medici pensionati. «Di sicuro, se si dovesse infettare qualcuno, abbiamo già allestito una stanza e sapremo come trattare il caso» rivela proprio il medico della Camera, Pietro Tilli, uomo non solo simpatico, ma originale, convinto che ormai le «stronzate lottano contro le buone precauzioni». Dica la verità: rischiamo di chiudere anche il parlamento? «Rischiamo di perdere la testa. Non è la peste e neppure il colera, ma solo un virus che il nostro sistema immunitario non conosce. Vinceremo quando, sulla bilancia, le semplici precauzioni peseranno più delle stronzate. Credetemi». E se fosse lui? Nascosto alla Camera, forse, abbiamo trovato il sostituto naturale di Giuseppe Conte.

Non più l'avvocato, ma il medico del popolo.

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