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Paura tra gli imprenditori. Il governo prova a salvarsi

Sulla responsabilità in caso di contagi sul lavoro non c'è certezza. "Circolare in arrivo"

Paura tra gli imprenditori. Il governo prova a salvarsi

Tutto chiaro evidentemente non era. Davanti alla sollevazione del mondo delle imprese, la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo annuncia in arrivo nelle prossime ore una nuova circolare Inail per sciogliere il nodo della responsabilità dei datori in caso di contagio da Covid-19. Un intervento per precisare quel che doveva già essere ovvio e che invece non lo era: le aziende che adotteranno tutti i protocolli di sicurezza previsti per le attività produttive non incorreranno nella responsabilità civile e penale nel caso di un dipendente contagiato.

Conferma un imminente provvedimento il direttore generale dell'Inail Giuseppe Lucibello, in commissione Lavoro al Senato: «Stiamo lavorando a un'ulteriore circolare». Un chiarimento dunque necessario, nonostante le rassicurazioni piovute negli ultimi giorni sull'assenza di automatismo tra riconoscimento di infortunio da Covid-19 e responsabilità del datore di lavoro. La polemica però era scoppiata dopo la precedente circolare Inail del 3 aprile che a sua volta si riferiva all'articolo 42 del decreto Cura Italia, che equipara il contagio a un infortunio sul luogo di lavoro. Con tutte le relative conseguenze, comprese eventuali denunce dei lavoratori e risvolti penali per i titolari. Dopo le proteste degli imprenditori, anche il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, aveva parlato di una «una preoccupazione giusta». Dal canto suo l'Inail aveva provato a chiarire in una nota che in caso di contagio «le responsabilità devono essere rigorosamente accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa del datore di lavoro, con criteri totalmente diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative Inail». Ma non è bastato. Troppi ancora i dubbi su una norma che sottopone le aziende in caso di contagio a un processo di verifica lungo e dagli esiti incerti, su un una patologia, quella del Covid, le cui dinamiche di origine e diffusione sono ancora difficili da ricostruire, soprattutto nei luoghi di lavoro.

Ora si valuta di mettere nero su bianco quel che nei giorni scorsi era stato dispensato solo in parole di rassicurazione di cui le imprese continuano a non fidarsi. Il Pd valutava la strada di un emendamento in sede di conversione al decreto Rilancio, il M5s invece preme per una circolare. Ed è quella attesa nelle prossime ore. Sotteso alla norma c'è il concetto di «rischio accettabile», in una Fase 2 dove le attività hanno riaperto ma il contagio è ancora possibile. Dunque, l'azienda che ha attuato tutte le misure di sicurezza, mascherine, distanziamento, igienizzazione e le altre disposizioni, non dovrà incorrere in alcuna responsabilità: «Si ribadirà che l'accertamento medico-legale sarà molto attento. Dal riconoscimento di un eventuale infortunio sul lavoro non potrà essere accusato di nessuna responsabilità il datore» dice il direttore Inail Lucibello. Ma nelle aziende però andranno comunque svolte verifiche e accertamenti delle autorità sul rispetto delle procedure anticontagio.

Un «intervento normativo» per sancire che «il rispetto del protocollo di ciascun settore e delle altre misure di precauzione dettate dal governo esclude ogni responsabilità» lo ha chiesto ieri anche l'Abi in audizione in commissione Lavoro del Senato.

«In assenza di un chiarimento si scaricherebbero sul mondo del lavoro responsabilità di valutazioni su rischi Covid-19 per i quali non vi sono ancora risposte scientifiche certe».

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