"Il piccolo sul letto coperto di sangue". Forse ad aprire al papà è stato Matias

Il braccialetto elettronico poteva evitare il delitto: oggi autopsia

"Il piccolo sul letto coperto di sangue". Forse ad aprire al papà è stato Matias

«Piccolo angioletto sarai sempre nei nostri cuori». Ci sono fiori, un cero e uno striscione sotto casa di Matias, il bambino di 10 anni ucciso due giorni fa con una coltellata alla gola dal padre. «Era lì sul letto con sangue addosso. Sono senza parole, non avrei mai pensato nulla di simile», le prime parole di Marjola, la mamma, prima di essere ricoverata in stato di choc.

La morte di Matias, che ha sconvolto Cura di Vetralla, nel Viterbese, forse si sarebbe potuta evitare se fosse stata approvata nel 2017 la legge che imponeva l'obbligo del braccialetto elettronico per chi viene denunciato per stalking o violenze domestiche. Invece martedì Mirko Tonkov, operaio edile 44enne di origine polacca, si è avvicinato senza ostacoli all'abitazione dove il figlio aspettava che la mamma tornasse, e lo ha finito con un coltellaccio da cucina. L'uomo, arrestato per omicidio, è piantonato in ospedale, dove è stato portato in stato di incoscienza per aver assunto sostanze dopo il delitto. Sarà l'esito degli esami tossicologici a stabilire quali e oggi stesso potrebbe essere ascoltato dal gip per la convalida dell'arresto. Ci sono alcuni punti da chiarire. Si sa che Matias dopo scuola era stato riaccompagnato a casa da un parente, ma non è chiaro se abbia aperto la porta al papà o se l'uomo, che fino al 10 settembre viveva lì, avesse una copia delle chiavi. Sulla porta i carabinieri, coordinati dal comandante provinciale, colonnello Andrea Antonazzo, non hanno trovato segni di effrazione.

Lo scorso 8 settembre erano state chieste per Tonkov le misure cautelari dell'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento. «L'indagine era stata articolata - spiega il pm Paola Conti, titolare del fascicolo sui maltrattamenti - era nata da persone che sentivano parlare dei maltrattamenti. Poi Marjola aveva confermato. La stazione di Vetralla la chiamava costantemente per verificare che gli obblighi non venissero violati, ma la signora ha sempre detto ai carabinieri che venivano rispettati». Tra le persone che erano state più vicine alla donna, c'è il maresciallo Stefania Andolfi, che non l'aveva mia lasciata sola. L'assassino era stato ricoverato in una clinica romana per Covid e si era negativizzato dopo i 21 giorni di isolamento. Martedì, libero di uscire, è tornato nella casa della ex, che lo aveva lasciato, per vendicarsi e ha ucciso Matias. Il padre, secondo gli abitanti del paese, aveva il vizio di bere e aveva perso il lavoro spesso. Oggi verrà effettuata l'autopsia sul corpo del bimbo, mentre ieri nel comune è stato proclamato il lutto cittadino.

Il dirigente scolastico della primaria Peruzzi-Cecchini di Vetralla, ha spiegato ai compagni di Matias che non c'è più. «Era delizioso, solare, così carino da essere disarmante, socievole e amato da tutti - dice Emilia, la sua insegnante -. Niente lasciava presagire questa tragedia. Noi non avevamo comunicazione dell'allontanamento del padre».

«Se solo si fosse dato seguito alla nostra proposta - commenta l'avvocato Domenico Musicco di Avisl Onlus -. Prevedeva il braccialetto elettronico per chiunque fosse stato denunciato per stalking o violenze domestiche. Mi auguro che si voglia ripensare a quella proposta di legge che giace alla Camera da 4 anni e mezzo».

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