Coronavirus

Preoccupati ma non allarmisti

Preoccupati ma non allarmisti

Preoccupati sì, apocalittici no. Alle porte del freddo e di una nuova ondata del virus, di tutto abbiamo bisogno tranne che di una nuova ondata di specialisti della paura, virologi, giornalisti, presunti maitre a penser e politici. Titolare che si temono 500.000 morti in Europa va venire i brividi. Spiegare bene che non si tratta solo dei paesi dell'Unione ma anche di quelli che hanno un tasso di vaccinati basso e con vaccini non omologati da Bruxelles, non ci rende felici ma ci fa inquadrare il problema nella giusta prospettiva. In tutta la pandemia la comunicazione ha avuto i suoi pessimi attori. Cominciamo dagli scienziati, è ora di dire, senza narcisismi da talk, quanto dura realmente la copertura dei vaccini, chi e quando deve fare la terza dose, se è davvero necessario immunizzare gli under 12, quanto sono efficaci le nuove terapie per bocca. E' un tema decisivo perché ogni tentennamento favorisce le teorie complottistiche dei no vax, anche se per realizzare il grande reset sarebbero all'opera così tanti complottardi quanti non se non sono mai visti in tutti gli intrighi della storia messi insieme. Ci sono tuttavia 7 milioni di italiani insensibili a ogni moral suasion, pronti a cavalcare, oltre alla piazza, ogni fatto di cronaca su un effetto collaterale o su un vaccinato che si ammala. I numeri ci dicono altro, e qui entra in scena la community giornalistica, che non si deve dividere nei guelfi e ghibellini dei diritti, in democrazia la minoranza è libera di parlare, ma la maggioranza è libera di comandare. Il numero dei vaccinati che si ammala gravemente è esiguo rispetto al numero dei non vaccinati che finiscono in terapia intensiva o all'altro mondo. Tanto che stavolta si parla di pandemia dei non vaccinati. Ghettizzante? No, la scelta del rischio è soggettiva, semmai il problema del contagio è per tutti gli altri. Infine la politica. Prolungare lo stato d'emergenza all'indefinito aumenta i sospetti dei profeti della democrazia sospesa. Anche il green pass, che ora ci invidiano tutti o quasi, esteso troppo in là nel tempo e troppo nella vita sociale, produrrà effetti di rigetto. Soprattutto chi fa le norme non deve avere paura della paura, che altrimenti si mangerà anche il clima di fiducia che sta spingendo la ripresa. Meglio affrontare l'obbligo vaccinale o la necessità di tante dosi nel tempo finché la pandemia non sarà finita.

Meglio essere chiari, sempre meglio dell'apocalisse.

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