Il primo bicchiere tra gli 11 e i 13 anni. E uno su dieci si è persino già ubriacato

Solo in Lombardia nel 2018 presi in carico per la dipendenza 900 ragazzini

Il primo bicchiere tra gli 11 e i 13 anni. E uno su dieci si è persino già ubriacato

Il cellulare in tasca per sicurezza e ciao ciao. Figli sulla soglia dell'adolescenza, sono piccolini ancora, undici anni, dodici. Eppure bevono, il sabato sera, il giorno buono per uscire col gruppo. Sono bambini e bambine, frequentano le scuole medie, fanno i compiti al pomeriggio e sport dopo la scuola. Eppure sembrano già così persi, senza riferimenti, regole. Sfuggono ai genitori, che credono di poterli controllare sempre con un messaggio, una chiamata, ma in fondo cosa ne sanno?

Nel 2018 il 66,8% degli undicenni ha consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno, percentuale in aumento rispetto al 65,4% del 2017. Un allarme fotografato bene dall'Istat che snocciola stime e dati. E a fare impressione è la precocità che spaventa e fa paura. Il pericolo principale è dato dal fatto che anche se a livello di competenze un bambino di oggi può sembrare «essere più avanti» rispetto ad un bambino di 40 anni fa, non è assolutamente detto che lo sia nel grado di consapevolezza interna.

Solo nel 2018 i minorenni presi in carico dai servizi ambulatoriali della Lombardia per la cura delle dipendenze sono stati quasi novecento. Più che raddoppiati rispetto a cinque anni fa. Secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza tra gli 11 e i 13 anni, il 36% dichiara di bere bevande alcoliche e 1 su 10 si è già ubriacato. Il 55% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, beve alcolici e il 24% lo fa anche fino a stare male.

Lo chiamano «binge drinking», letteralmente abbuffata alcolica ed è quello che spaventa i medici. Tutto succede in una serata, un paio d'ore, e recuperare l'alcol non è certo difficile. «I divieti ci sono ma si aggirano senza grossi problemi e al massimo si manda avanti qualcuno che sembra più giovane», spiega Ambra Finazzi, presidente dell'Associazione Genitori Atena di Bergamo, nata nel 2012 da una richiesta del dipartimento delle dipendenze di Bergamo. I documenti per prendere un cocktail, una birra, non li chiede quasi mai nessuno perchè l'interesse è prima di tutto vendere. E i prezzi sono competitivi. Ci sono anche i supermercati dove si va a fare spesa o i baracchini abusivi. «E i ragazzini hanno in tasca i soldi per fare danni». D'altronde sembra che oltre tre teenager su 10 abbiano partecipato a giochi a base di alcol.

Il 24% ha per esempio spiegato di aver bevuto più di cinque drink di seguito, in particolare nel fine settimana, col puro intento di ubriacarsi: «Il problema degli adolescenti sono anche i mix che spesso diventano letali perché i ragazzi non reggono, si sentono male, vomitano nel migliore dei casi o si intossicano, fino a rischiare anche il coma etilico». La battaglia per cercare di far capire che a cadere è un attimo e ci si può fare male davvero inizia prestissimo. «Noi portiamo avanti molte iniziative, cerchiamo di mettere in guardia i bambini, andiamo nelle scuole, e lo facciamo dalla quinta elementare». Sembra impossibile, eppure è così. Bambini con il bicchiere già in mano. «Ma quello che è più disarmante è la difficoltà che spesso abbiamo nel parlare con i genitori dei ragazzi. Molti non si rendono neppure conto del problema, come se non lo vedessero. E invece il dialogo, servirebbe così tanto. Educare in famiglia è oggi un'arte davvero difficile.

Molto genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d'impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale».

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