Milano A Expo i profughi di Milano ci andranno presto. Ma servirà ancora qualche giorno. Il via libera del prefetto, che sembrava imminente, non è ancora arrivato. E la società Expo, in liquidazione, deve ancora completare alcune procedure tecniche per l'affidamento dell'area. Nel frattempo il Comune si arrangia come può.
In città ci sono centinaia di migranti che bivaccano ovunque, nelle piazze, nelle aiuole, sulle panchine e sotto i ponti. I centri di accoglienza sono full da tempo e non si possono lasciare le famiglie per strada. Il rischio di epidemie, tra caldo e condizioni igieniche precarie, è sempre più alto e si sono già verificati casi di scabbia.
In attesa dei 500 posti nell'ex campo base di Expo, gli immigrati verranno suddivisi in piccoli gruppi di venti o trenta persone e accolti un po' qua e un po' là, nelle biblioteche, nelle sedi delle associazioni. Verranno seguiti da gruppi di volontari. In sostanza, a tamponare l'emorragia ci pensa il terzo settore, molto più veloce delle istituzioni nel trovare una soluzione.
Il premier Matteo Renzi ha promesso che presto si potranno utilizzare gli spazi delle caserme. Ma per «presto» intende settembre, non prima. E dal governo arrivano rassicurazioni ma, per ora, fatte solo di parole. «Milano merita la nostra gratitudine e non verrà lasciata sola» promette il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenendo al question time alla Camera. Loda la città «per come ha saputo accogliere chi scappa nonostante le difficoltà». E ribadisce che «su Milano bisogna fronteggiare questo picco di arrivi, la ricettività è superiore ai 15mila posti. Nelle strutture di prima accoglienza sono stati reperiti dalla prefettura di Milano altri 652 posti per alleggerire la situazione e verranno reperiti altri 300 posti in comuni dell'alto milanese». Il governo dà per scontato che l'ex campo base a fianco dell'area Expo verrà utilizzato. Là in effetti è tutto pronto, ci sono i tavoloni della mensa già pronti per essere apparecchiati e le federe ai cuscini delle stanze con bagno interno. Sembra che l'unico problema sia legato a qualche passaggio burocratico da ultimare. Sulla questione tuttavia pendono anche i no del sindaco di Rho, il comune alle porte di Milano su cui sorge l'area, e del presidente della regione Lombardia Roberto Maroni che teme un «effetto ghetto» e non vuole che l'area simbolo del rilancio della città venga confusa con un centro profughi. Fratelli d'Italia e Lega Nord in Regione Lombardia hanno anche presentato una mozione per protestare contro il trasferimento degli immigrati a Expo. La Lega ridisegna il quadro tratteggiato da Alfano con tinte un po' più colorite. E denuncia: «Per colpa dell'incapacità e dell'improvvisazione del governo Renzi, Milano si sta riducendo ad una favelas sudamericana».
Se non altro la città rimanda l'impatto con la moschea, altro nodo delicato per la gestione della sicurezza. Il Comune infatti archivia il bando per l'assegnazione delle tre aree destinate alla realizzazione di nuovi luoghi di culto.
Una clamorosa retromarcia rispetto a un concorso, impostato dalla precedente giunta Pisapia ma poi incriccato in mille guai. La nuova amministrazione guidata da Giuseppe Sala ammette che l'intenzione di «garantire in tempi brevi una risposta alle esigenze delle diverse comunità religiose» non poteva avere corso. Tutto da rifare.
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