Il punto fermo: politica fiscale dell'Unione

Il Recovery Fund attua in ritardo un principio fondamentale, per ogni sistema economico sviluppato di Stati sovrani, quello per cui serve una politica fiscale dell'Unione dotata di capacità di spesa strutturale e anticiclica

Il punto fermo: politica fiscale dell'Unione

Il Recovery Fund attua in ritardo un principio fondamentale, per ogni sistema economico sviluppato di Stati sovrani, quello per cui, per il buon funzionamento di una Unione economica e monetaria, come quella dell'Eurozona, accanto alla politica monetaria della banca centrale (per noi la Bce) rivolta a mantenere stabile la moneta unica, difendendola da inflazione e deflazione, e assicurandone la sopravvivenza, serve una politica fiscale dell'Unione dotata di capacità di spesa strutturale e anticiclica. Solo se accanto alla banca centrale, che in periodo di inflazione adotta politiche restrittive, vi è una politica fiscale comune, dotata di capacità di spesa, per politiche strutturali e congiunturali si può compensare l'effetto deflattivo della restrizione monetaria, dando una contro-spinta al sistema di mercato. E quando vi è una crisi congiunturale che fa cadere Il Pil, la politica fiscale dell'Unione con le sue spese mette a frutto la moneta resa disponibile dalla banca centrale mobilitando le forze di mercato, che possono giovarsi dei bassi tassi di interesse. Il Recovery Fund, va in questa direzione, sebbene solo dal 2021. L'opposizione di un gruppetto di piccoli paesi dell'Unione, alla politica di spesa accanto a quella di prestito, nel bilancio europeo, pare ignorare che la adozione di una propria politica fiscale era stata stabilita nel 1979 , dall'Ue medesima, per diventare un Unione monetaria ben funzionante. Ciò avvenne tramite il Rapporto Mc Dougall della Commissione europea, redatto da 5 esperti (di cui io ho redatto la parte fiscale), che fu approvato dal Consiglio europeo. Esso prevedeva un fondo europeo di politica fiscale del 2% del Pil annuale (la dimensione annua del Recovery Fund) da affiancare alla politica monetaria in modo strutturale e congiunturale. Il progetto fu poi accantonato, per la fretta di dar vita all'euro, dopo la caduta del muro di Berlino, che consentiva l'unificazione tedesca. I danni di questo sbaglio sono vistosi.

Ora si può

riparare all'errore, ponendo rimedio ai danni della pandemia, che rischia di buttar l'Europa esausta in braccio alla Cina. Sarebbe grottesco se i si partorisse l'ennesimo Fondo per prestiti, compito per cui c'è già la Bce.

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