Quei sacrifici che Speranza chiede a noi

Roberto Speranza è un ministro senza incertezze. Lo è perché è stato confermato, nonostante elementi critici del suo mandato, lo è perché riesce a far parlare del proprio libro pur essendo stata l'opera ritirata dal mercato delle librerie.

Quei sacrifici che Speranza chiede a noi

Roberto Speranza è un ministro senza incertezze. Lo è perché è stato confermato, nonostante elementi critici del suo mandato, lo è perché riesce a far parlare del proprio libro pur essendo stata l'opera ritirata dal mercato delle librerie. Lo è perché ha appena detto che «siamo stati costretti ad assumere misure ancora rigorose che per quanto comportino ancora sacrifici per le persone sono l'unica carta che abbiamo per piegare nell'immediato questa curva e rimetterla sotto controllo». Parole che non sono proprio tutte in linea con quello che lo stesso Speranza Roberto aveva messo giù per iscritto nel succitato volume, dal titolo Perché guariremo al quale, in verità avrebbe dovuto aggiungere il punto interrogativo, anche perché, in uno dei passaggi illuminanti, egli scrive, anzi scriveva: «Ci sarà un ammodernamento tecnologico delle strumentazioni e una rivoluzione dei servizi territoriali». Ma è roba passata, nemmeno finita in archivio per l'appunto, a parte qualche cimelio consegnato da Amazon, resta però quel nuovo appello al popolo affinché si presti ai sacrifici. Ora, che il ministro della Salute chieda sacrifici mi sembra un'invasione di campo, anche perché da un anno abbondante gli italiani a questi sono tesi, a sacrificare le libertà, a sacrificare le spese, a sacrificare i rapporti tra i famigliari, a sacrificare la scuola, a sacrificare il lavoro. Non ci sono più spazi utili per rifugiarsi e tenere lontano il virus, questo circola dovunque e comunque eppoi ci hanno pensato anche i vaccini, quelli più o meno sicuri, ad aumentare l'ansia, a portare il panico e dunque la vita quotidiana è diventata già un sacrificio, senza il quale poco si ottiene, così ci avevano insegnato a scuola, quando queste erano aperte e la didattica a distanza veniva considerata un privilegio di pochi. A Speranza si chiedono risposte e non parole da confessionale, la salute prima di tutto, chi non lo abbia ancora capito è un ignorante. Il ministro fornisca delle date, dei numeri, spieghi perché vengono scelte certe case farmaceutiche, si spinga, come ha saputo fare il premier Draghi, a preannunciare che faremo noi se l'Europa continuerà nella sua ambiguità di azione, chiarisca che non ci sono e non ci potranno essere vaccinati di serie A e vaccinati di seconda fila. In caso contrario sia lui ad affrontare un sacrificio, quello di rinunciare all'incarico.

Ma questa è una ipotesi che non ha corpo, è una speranza con la esse minuscola, è una presa di coscienza rarissima tra i politicanti. Eppure dovremmo avere tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. Questo per essere, infine, liberi e uguali. Qualunque riferimento al partito del Nostro, è puramente voluto.

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