La raffica delle cartelle pazze: arriva l'avvertimento sull'Iva

Il Grande fratello fiscale non si ferma. Dopo i 500mila avvisi a chi non è in regola con i versamenti, l'Agenzia delle entrate ne manda 65mila per la tassa sui consumi

La raffica delle cartelle pazze: arriva l'avvertimento sull'Iva

O ltre 500mila avvisi, anzi alert (visto che l'inglese imperversa anche in materia fiscale), sono stati recapitati negli ultimi mesi ai contribuenti. L'Agenzia delle entrate, guidata dalla ferrea Rossella Orlandi, ha recapitato tramite lettera o e-mail (per gli utenti registrati) ben 513mila segnalazioni a coloro che non sono in regola con i versamenti. Le cartelle ora sono digitali, ma la loro natura intimidatoria resta.

Le ultime della serie hanno riguardato 65mila segnalazioni per omessa o incompleta dichiarazione Iva relativa al 2014. Il termine per la presentazione è scaduto un mese fa (il 29 settembre) e fino al 29 dicembre c'è tempo per mettersi in regola tramite l'istituto del ravvedimento operoso che riduce le sanzioni. Insomma, ci sarebbero ben due mesi di tempo per sistemare tutto: è difficile, infatti, ipotizzare un tentativo di evadere l'imposta da parte di chi ha presentato una dichiarazione. Ma proprio qui è il nocciolo della questione: l'Agenzia delle entrate «Orlandi-style» (che assomiglia molto al «Visco-style») ha scelto la strada del messaggio subliminale. Le lettere, infatti, contengono semplici informazioni. Si segnala l'errore e si spiega come sanare la posizione o, nel caso il contribuente sia in regola, a quale numero telefonare o a chi spedire una raccomandata. Con queste amichevoli segnalazioni è come se l'Agenzia delle entrate stesse dicendo al destinatario: «Sappiamo chi sei e dove venirti a cercare», il principio ispiratore del 730 precompilato.

A questo proposito, occorre ricordare che 220mila lettere tra quelle inviate riguardano proprio le dichiarazioni dalle quali non risulta effettuato il conguaglio delle imposte per i cittadini che percepiscono più di un reddito. Ogni Cud, infatti, prevede la tassazione minima del singolo compenso che, sommandosi ad altri, implica il passaggio a un'aliquota superiore. Come fa il Fisco a saperlo? Perché ormai nulla sfugge all'Agenzia delle entrate che incrocia dichiarazioni dei redditi, posizioni, Inps, Inail, conti correnti e quant'altro. Non a caso altre 13.600 alert riguardano lo «spesometro», cioè la rilevazione di incongruenze tra acquisti superiori a 3.600 euro e i redditi dichiarati. La possibilità di ricevere una «cartella pazza», cioè ingiustificata, si è ridotta anche se gli errori ci sono sempre.

Ma la vigilanza del Grande fratello non per questo crea meno problemi. Basti pensare ai 190mila contribuenti «avvisati» per gli studi di settore che già di per sé si basano sulla presunzione di reddito di un'impresa o di un professionista. Se a tutto questo aggiungiamo i 20mila alert relativi alle dichiarazioni sulle plusvalenze, si ottiene un quadro preoccupante. Da un lato si vive sotto un sistema iperinvasivo, dall'altro si rischia di essere sopraffatti dagli obblighi di comunicazione. Queste 513mila lettere, infatti, in alcuni casi riguardano il medesimo contribuente o una medesima categoria. È il caso dei trasportatori, ad esempio, che hanno lamentato la poca sensibilità dello «spesometro» allo sfasamento temporale relativo all'incasso delle fatture.

C'è anche chi sta peggio. Come documentato ieri dal Giornale , le domande Isee (l'indicatore che consente di accedere ad alcuni benefici dedicati ai redditi bassi) sono diminuite sensibilmente.

La rivalutazione degli immobili, l'inclusione degli assegni di invalidità nell'ambito del reddito hanno poi determinato profonde revisioni. Per ora ne hanno fatto le spese alcuni studenti universitari che hanno visti tagliati i loro benefit . Saranno dolori quando toccherà ai pensionati con le esenzioni sui ticket.

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