Regge all'idea di essere un mostro ma crolla all'idea del tradimento

L'opinione pubblica ha già emesso la condanna, eppure Bossetti non ha mai avuto un cedimento e si è sempre dichiarato innocente

Regge all'idea di essere un mostro ma crolla all'idea del tradimento

O rmai l'opinione pubblica ha emesso la condanna per Massimo Bossetti. Eppure lui non ha mai avuto un cedimento: si è sempre dichiarato innocente né, pare, abbia avuto momenti di sconforto nonostante su di lui penda un'accusa pesante come un macigno.

Veniamo adesso a sapere che forse ha tentato di suicidarsi, e il motivo che l'avrebbe spinto a questo gesto sarebbe stata la conoscenza del tradimento di sua moglie, avvenuto nel periodo che intercorre tra il presunto omicidio di Yara e l'arresto.

Ora, soltanto per un istante, s'immagini, in via del tutto astratta, una bilancia che, su un piatto tenga lo stupro di una ragazzina minorenne, sull'altro il tradimento della propria moglie. Chiunque, proprio in un istante, vede il peso spaventoso del reato di stupro, mentre il tradimento muliebre per quanto possa essere fastidioso e umiliante appare di una gravità irrilevante rispetto alla violenza su una minorenne.

Eppure è proprio questo fatto irrilevante, nella proporzione ora immaginata, che avrebbe potuto annientare le resistenze psicologiche di Bossetti al punto da fargli tentare il suicidio. Insomma, l'Italia lo considera un mostro, ma lui non fa vedere crepe nella sua resistenza emotiva di fronte all'accusa; il tradimento della moglie invece lo distrugge. Sembra inconcepibile, eppure questo accade perché il modo in cui viviamo le emozioni, i sentimenti, le passioni hanno caratteristiche così soggettive che possono sorprendere soltanto se supponiamo che quegli stati d'animo dovrebbero essere uguali per tutti.

E invece il nostro senso della moralità ha certamente una base comune, costruita da convenzioni sociali e da credenze religiose quando ci sono, ma poi c'è tutto un insieme di altri fattori come l'educazione ricevuta, l'ambiente in cui si vive con le sue usanze, i suoi pregiudizi, il tipo di cultura, anche se limitata, di cui si dispone, che finiscono per essere più determinanti nella formazione della propria moralità rispetto a quei valori che sono un patrimonio (piccolo) condiviso da tutti. E così ciò che a qualcuno può apparire moralmente inaccettabile, a qualcun altro quell'inaccettabilità può essere sempre considerata tale, ma non ritenuta tanto grave a confronto di altri comportamenti immorali.

Bossetti potrebbe aver ritenuto evidentemente più grave il fatto che la gente lo possa considerare un cornuto piuttosto che uno stupratore.

Questo modo di pensare è davvero una cosa così strana ed eccezionale? Gli episodi di stupro sono drammaticamente all'ordine del giorno. Si provi a ricordare le dichiarazioni dei criminali dopo aver commesso quell'orribile reato: spesso avanzano giustificazioni e non è raro cogliere, senza mistero, il loro compiacimento per la bravata.

E, allora, appare ancora tanto strano che per queste persone - le quali arrivano a distruggere l'integrità di un altro essere umano, talvolta di una ragazzina, andando magari dopo a vantarsi con gli amici al bar - il tradimento della loro donna sia considerato un crimine peggiore di quello commesso da loro?

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