Renzi vuole un partito leggero ma l'opposizione gioca pesante

Cuperlo sfida il premier convocando i suoi negli stessi giorni della Leopolda La Fiom insiste: siamo pronti a discutere su tutto tranne che sull'articolo 18

La strategia della liquidità, con i tempi che corrono, non sembra portar buono al premier. Che il 25 ottobre si troverà affrontato in piazza dalla ben più agguerrita opposizione dei sindacati, in procinto di decidere - dopo l'incontro di martedì prossimo - se proseguire sulla strada dello sciopero generale. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, non è Cuperlo («Il Pd ha 100mila iscritti, la Fiom 350mila certificati», rivendica). Ed è pronto sia a tentare la strada della mediazione - «spero che la convocazione a Palazzo Chigi non sia di facciata, a uso dei Tg» - sia quella dello scontro: «Siamo disponibili a discutere su tutto, ma Renzi tolga dal tavolo della trattativa l'art.18. Questo è il vero banco di prova, perché l'articolo 18 divide e il Paese ha bisogno di unità». Altrimenti, fa sapere Landini che viene tirato per la giacchetta da chi preme per la nascita di un Partito laburista, non ci si accontenterà di «una piazza piena» ma «la battaglia andrà fatta fino in fondo». Fosco presagio che rischia di mandare il Paese in tilt e, alla fine, Renzi magari vittorioso, ma sulle macerie.

Forse per trovare briciole di umiltà sul suo cammino, forse per indossare un saio di santità, il premier ieri è così approdato ad Assisi per attingere a piene mani dalla narrazione francescana. Un cammino «all'inverso» rispetto a San Francesco, ha spiegato il premier, che ha arditamente fatto propria la mission che San Damiano in sogno propose al futuro Santo. «Va e ripara la casa... Vale un pochino anche per noi», ha ricordato Renzi, evocando una Casa Italia piena di crepe nel lavoro, nella Pa, nella scuola e nella giustizia. Riparazione che parte dal riapprodo alla perfecta laetitia ambientale del bellissimo Paese del Cantico delle creature.

Ispirazioni e aspirazioni a parte, ci vorrà molto di miracoloso perché i veri nodi che attendono Renzi in Italia e in Europa possano sciogliersi in beatitudine. Lo scontro tra Francia e Germania sull' austerity rischia di metterci nella complicata posizione del vaso di coccio che si sacrifica volentieri. Per questo Palazzo Chigi cerca di ribadire il rispetto degli impegni per accodarsi ai francesi, ma ci ha pensato il capo della Bce Mario Draghi, l'altro giorno, a richiamarci sul terreno della dura realtà, compromessa dalla mistica degli annunci che non dà risultati. Se non quello di rendere impalpabilmente liquida anzi acida, quindi assai più insidiosa, la resistenza (interna ed esterna) a ogni azione intrapresa. San Francesco si spogliò di ogni ricchezza e protervia terrena.

Riuscirà don Matteo a trovare l'umiltà per scongiurare la guerra simbolica sull'articolo 18? Riuscirà ancora a bere «sor' acqua pretiosa et casta» nel partito avvelenato e ad ammansire fratello lupo (già regolarmente iscritto al sindacato)?

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