"Saranno le aziende a dotarsi dei reattori"

Il ministro dell'Ambiente: "Riapriamo il nucleare, i nuovi impianti non sono vietati dal referendum"

"Saranno le aziende a dotarsi dei reattori"
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«Dalle informazioni che ho posso immaginare che tra 5-6 anni saranno i consorzi di imprese energivore a volersi dotare di mini reattori nucleari da 400 o 500 megawatt per rendersi autosufficienti, sicuri e con emissioni zero».

Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha le idee chiare sul futuro del nucleare in Italia. Ne ha parlato alla 13esima festa dei lettori del Giornale, rispondendo anche a domane sul mercato tutelato ed auto elettrica.

Ministro Pichetto, il governo vuole riaprire il dossier nucleare?

«Parliamo di nucleare di quarta generazione e che per un modulo da 500 mw ha bisogno di poche decine di metri quadrati: è una partita energetica da cui non possiamo stare fuori».

Perché?

«Per rispettare i tempi che richiedono zero emissioni entro il 2050. Oggi noi produciamo un terzo di energia elettrica con le rinnovabili e 2/3 con fonti fossili. Entro il 2030 vogliamo invertire questo rapporto. Ma per l'ultimo terzo non siamo in grado di fare a meno del gas. Ecco perché per avere una produzione nazionale costante, continua e sicura il nucleare è necessario».

Ma è vietato dai referendum.

«I referendum si riferiscono a una tecnologia che non esiste più. Ho recentemente consultato costituzionalisti che mi hanno confermato la legittimità di un'azione del governo in questa direzione. E per questo guardiamo con attenzione all'alleanza Ue per il nucleare: l'Italia non è produttore ma vogliamo esserci. Lavoreremo a un quadro normativo nuovo».

Nel trattempo per le bollette della luce per 4,5 milioni di italiani è finito il mercato tutelato. C'è la paura di grandi aumenti di prezzo.

«La prossima settimana Arera comunicherà l'assetto definitivo con i gestori per le varie aree e i risultati della gara. Mi aspetto un prezzo medio più favorevole per le famiglie rispetto a quelli attuali del mercato tutelato. Quindi non ho il timore di un aumento. In realtà mi aspetto un ribasso».

Sta per partire un nuovo piano incentivi per l'auto. Ma sul mercato, anche all'estero, l'elettrico sembra perdere consensi. Come si muoverà il governo italiano a Bruxelles, dopo le elezioni europee?

«Quello che non condivido è il divieto di produrre motori endotermici oltre il 2035. Sono d'accordo che l'elettrico probabilmente sarà il futuro, ma è assurdo non contemplare altre strade verso lo stesso obiettivo, che è uno solo: la neutralità di emissioni CO2 entro il 2050. Un traguardo che si può raggiungere anche con i biocarburanti, per esempio. Lo abbiamo spiegato e ci hanno ascoltato al G7, al G20 e alla COP28. Manca solo Bruxelles. E sa perché?».

Dica perché?

«Perché in Europa i produttori di biocarburanti siamo principalmente noi italiani. Altri non hanno interesse. E difendono i loro. Ma sono certo che convinceremo tutti».

Sull'auto c'è una forte polemica tra governo e Stellantis. È d'accordo con il suo collega del made in Italy, Adolfo Urso, che vuole un secondo produttore auto in Italia?

«Guardi, io sono piemontese e conosco bene quel mondo. Ma oggi Stellantis è una società francese che va a produrre dove le conviene, inutile far l'appello al cuore, e tantomeno alle famiglie di origine. Né ci dobbiamo mettere a pietire alcunché.

Piuttosto, puntiamo sulle nostre eccellenze: abbiamo un'industria di componentistica all'avanguardia mondiale, tanto che siamo fornitori chiave di un Paese come la Germania. Con l'ad di Stellantis Tavares nessuna sudditanza: ci si siede a un tavolo e si tratta. Contando sulla nostra capacità di fare industria».

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