C'è molto di fiaba, ma con finale tutto da scrivere e tanta sofferenza nel mezzo, nell'incrocio di destini di Antonella e Lorena, le due ragazze pugliesi che per quasi un quarto di secolo hanno vissuto per uno sbaglio in una famiglia che non era la loro. La vicenda è venuta a galla tre anni fa, ma non se ne sarebbe saputo nulla se le protagoniste non avessero messo mano alla carta bollata per vedersi risarcire dalla Regione Puglia, a suon di milioni, la svista che ne ha stravolto le esistenze.
A raccontarla pare la trama di uno di quei romanzi d'appendice che tanto appassionavano la Francia dei re e degli imperatori, facendo proseliti anche in Italia. A Modigliana, piccolo paese del forlivese, è leggenda narrata persino sul sito internet del Comune il baratto che nel 1773 permise ai conti di Joinville di avere un erede maschio approfittando della distrazione della puerpera prezzolata che aveva confuso la neonata dei nobili con il lattante di una coppia del luogo, poi salito al trono col nome di Luigi Filippo. A Canosa, al netto di corone e sovrani, è successo per davvero. E forse non è un caso che da qualche tempo il punto nascite del locale ospedale sia stato chiuso.
Tutto accade nell'anno del Signore 1989: Michele C. e Caterina P. varcano la soglia del nosocomio. La donna entra in sala parto. Nella stessa stanza, accompagnata dal marito Vito O., c'è Loreta M., lei pure incinta. A distanza di poche ore nascono due bambine. Una, Antonella, finisce tra le braccia di mamma Loreta. L'altra, Lorena, torna a casa con Michele e Caterina. Entrambe ignare dell'inferno che le attende.
«Lorena non voleva andare a scuola», ricordano il padre e la madre: «Ha sempre tenuto nascosto il fidanzamento con un ragazzo che è poi diventato suo marito ed appena compiuti i 18 anni è andata via». Inconsciamente in fuga da una casa che non era la sua. Ancor peggio va ad Antonella: la famiglia non ha neppure di che mangiare. Nel 1999 il padre lascia la moglie e si trasferisce a Torino con la compagna. La bambina, che fino a quel momento ha diviso il letto tra la puzza di urina con un fratello ammalato di diabete, dopo aver patito stenti e maltrattamenti viene affidata ad una coppia di Foggia, che nel 2008 la adotta.
Ma quando il passato pare ormai alle spalle, mister Zuckerberg ci mette lo zampino: nel 2012 alcune foto su Facebook fanno emergere l'incredibile somiglianza tra Antonella e la mamma di Lorena. L'esame del Dna conferma le impressioni, provando la tesi dello scambio di culle. «Un caso eccezionale», si battono il petto nei corridoi dell'Asl barese, assicurando che «oggi, con le procedure in vigore, una situazione del genere non potrebbe mai verificarsi».
Restano i disastri del passato. Se ne riparlerà davanti ai giudici del Tribunale di Trani, a settembre: Antonella ha chiesto un risarcimento di 3 milioni. Altri 2 a testa li pretendono i suoi genitori biologici ed il fratello mai conosciuto.
È già iniziata a Bari il 29 aprile, invece, la causa promossa da Lorena, che di milioni ne reclama 3. Ma come che vada, resteranno aperte le ferite del cuore.
«I genitori biologici di Antonella - spiega l'avvocato della coppia, Salvatore Pasquadibisceglie - hanno cercato di instaurare un rapporto soddisfacente con la figlia senza però ottenere il risultato sperato: la ragazza considera i genitori adottivi i veri genitori». Risvolto amaro di una storia vera, e per questo senza lieto fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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