Roma «Preso atto delle posizioni dei due governi, Vi informiamo che, in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario, abbiamo previsto che il Consiglio di Amministrazione fissato per l'11 marzo 2019 autorizzi la Direzione a pubblicare gli avis de marchés in modo da rispettare il termine del 31 marzo per la presentazione alla Commissione del finanziamento per l'anno 2019».
Ieri i vertici di Telt, la società di gestione dell'infrastruttura, hanno risposto così al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, evidenziando che un ulteriore rinvio avrebbe comportato la perdita di 300 milioni di finanziamenti europei con conseguenti ricadute civili sul cda del contractor. L'avis de marché francese, inoltre, è molto differente dal bando di gara come lo si intende nel nostro Paese. Si tratterà, infatti, di pubblicare sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea una sorta di invito a presentare offerte per la realizzazione del tunnel di base. In questo caso, gli avvisi riguarderanno i tre lotti da 2,3 miliardi per la realizzazione di 45 chilometri del versante transalpino della galleria.
Tra la pubblicazione degli avis e la valutazione delle offerte dovrebbero passare circa sei mesi al termine dei quali Telt dovrà selezionare i migliori candidati per la fase successiva, quella della gara vera e propria. In quel momento scatterà anche l'obbligo finanziario. I capitolati per la presentazione delle offerte saranno sottoposti al «preventivo avallo» dei governi di Italia e Francia per la chiusura del procedimento che richiederà un periodo compreso tra 9 e 12 mesi. Questa soluzione, insita nella procedura e già rappresentata da Telt al ministro Toninelli a dicembre, consente oggi, dopo essere stata compresa appieno, di soddisfare tanto la Lega quanto i Cinque stelle. L'opera non si blocca e le risorse pubbliche non sono vincolate perché negli inviti vi sarà «esplicito riferimento alla facoltà per la Stazione Appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la Stazione Appaltante stessa né per gli Stati».
Si tratta della famigerata «clausola di dissolvenza», facoltà prevista nel capitolo 5 del nuovo Codice unico degli appalti francese. In pratica, si può dichiarare «senza seguito» una procedura di gara già pubblicata ma per la quale siano venute meno le volontà politiche di procedere.
Cosa si intende per «volontà politiche»? Il governo italiano e quello francese dovrebbero accordarsi per fermare un'opera già avviata sia sul versante transalpino che su quello italiano (già scavati ben 7,5 chilometri di tunnel geognostici). Francia e Italia, perciò, dovranno trovare un'intesa tra loro e con l'Ue che ha già predisposto i finanziamenti. Un'intesa che a Roma impone un voto del Parlamento per disapplicare un trattato internazionale.
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