Le forze speciali messe in campo dalla Bce, non sono bastate alle Borse europee per chiudere la giornata in territorio positivo. Dopo i primi entusiasmi seguiti agli annunci di politica monetaria espansionistica promessi da Mario Draghi, i mercati hanno virato in territorio negativo chiudendo la seduta in calo. Milano ha perso lo 0,5%. Ma Francoforte (-2,3%), Londra e Parigi (-1,7%) hanno fatto peggio. Il governatore della Bce ha abbassato tutti i tassi principali, ha aumentato a 80 miliardi al mese (dalla precedente previsione di 60) il piano di acquisto dei bond estendendo la previsione ai corporate bond e ha lanciato quattro nuove operazioni Tltro. «Manovre audaci» come le definisce Vincenzo Longo, di IG markets, ma che tuttavia non sono state sufficienti a sostenere il rialzo delle Borse. L'improvvisa doccia fredda, seguita alla conference call, ha in qualche modo sorpreso gli esperti per la rapidità del movimento. Ma, probabilmente, la tendenza di fondo è destinata a durare. Strategist e gestori sono concordi nel ritenere che il problema di fondo, ovvero la mancata ripresa dell'economia reale in Europa, sia lontano oggi come ieri dall'essere risolto. La politica monetaria espansionistica portata avanti, in questi ultimi anni da Francoforte, in assenza di riforme strutturali e regolamentari, può fare ben poco a riguardo, nonostante «la riconosciuta audacia» della manovra messa in atto da Draghi. Tanto più che, come sottolineato da Stefano Gianti analista Swissquote, la stessa Bce ieri ha dovuto rivedere al ribasso le stime sull'eurozona: «Il rischio, in uno scenario simile, è un lungo periodo di deflazione, come in Giappone» sostiene Gianti. «La Bce non può fare miracoli e, per di più, ha esaurito le cartucce» commenta Marco Palacino, managing director per l'Italia di BNY Mellon Investment Management. «Gli investitori sono sempre più consapevoli che la Bce, da sola, non possa risolvere tutti i problemi» ribadisce sulla stessa linea Jacopo Ceccatelli, amministratore delegato di Marzotto sim. Per Matteo Paganini, capo analista di Fxcm Italia, la manovra ha addirittura «trasmesso al mercato l'idea che ulteriori interventi da parte della Bce possano risultare, se non inverosimili, quanto potenzialmente inefficaci, sia dal punto di vista di trasmissione degli effetti all'economia reale, sia a livello di quotazione dell'euro». Insomma, le forze speciali messe in campo dalla Bce, superiori alle attese più ottimistiche del mercato, hanno alla fine avuto un effetto controproducente, mostrando in ultimo che il re, ovvero l'economia reale europea, è nudo. «La manovra sottolinea la gravità dei problemi strutturali che continuano a frenare l'economia europea, a partire dal sovra indebitamento degli Stati e dal sovra indebitamento delle aziende» spiega Palacino. Il problema, come ribadisce Longo, risiede nella trasmissione all'economia reale degli effetti della politica espansionistica, un aspetto di cui gli investitori, dopo anni di quantitative easing, sono sempre più consapevoli. «Gli sforzi della Bce sono vani se non sono accompagnati da una politica di allentamento dei vincoli patrimoniali previsti da Basilea 2 per degli istituti finanziari» spiega l'esperto di IG.
«In Europa la politica monetaria sta facendo la sua parte, ma non può fare tutto: è tempo di accelerare sugli altri fronti, politica fiscale e riforme strutturali» conclude infatti Andrea Goldstein, managing director di Nomisma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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