Lo sfogo del medico: "Da idoli a parassiti, lasciati a noi stessi"

Una dottoressa milanese: "Veniamo accusati ma siamo stati i primi a prevedere il collasso"

Lo sfogo del medico: "Da idoli a parassiti, lasciati a noi stessi"

La parabola discendente dei medici, passati da eroi a ombre che si aggirano nei loro scafandri bianchi tra ambulanze e corridoi invasi dal rombo dei respiratori, i lamenti dei pazienti e i computer che, con i loro bip indicano i parametri vitali. Con le mascherine che segnano il viso e la stanchezza e l'angoscia che non mollano mai la presa. Ma oltre al rischio in prima persona e al pensiero di non poter vedere la propria famiglia per non correre il rischio di infettarla, si aggiunge l'enorme fardello delle accuse, della rabbia, che può arrivare a trasformarsi in cause legali.

A raccontare quello che vivono centinaia di medici, infermieri e personale sanitario è una dottoressa milanese: «Leggo centinaia di commenti indignati: il telefono del medico di famiglia sempre occupato, il paziente morto nel bagno del pronto soccorso, le ambulanze in coda che non riescono a sbarellare malati, pazienti lasciati da soli in barella senza adeguata assistenza. Tutto giusto, indignazione sacrosanta, ma sapete chi ci era arrivato prima di voi? Quei medici e quegli infermieri che da settimane ripetono che il sistema è al collasso, che gli ospedali sono al collasso».

Il riferimento è ai ripetuti appelli, caduti nel vuoto, del personale sanitario che un mese fa, visto l'andamento della pandemia, chiedeva al governo di dare una stretta, di fermare le attività non essenziali, a partire dalla vita sociale, con l'unico obiettivo di non arrivare a tutto questo. «Ci avete chiamato terroristi, cassandre, venduti, lamentosi, mangiapane a tradimento con lo stipendio fisso che vogliono far morire di fame tutti gli altri con il lockdown», si sfoga la dottoressa ricordando appellativi vergognosi, che cancellano il lavoro e il sacrificio che questi professionisti stanno portando avanti con determinazione, ma in completa solitudine.

Dimenticati gli applausi, i tricolori, i ringraziamenti, arriva solo odio, rancore e l'ostinazione di chi non vuole accettare la situazione. «Eppure vi avevamo avvertito: di preciso che cosa pensavate fosse il collasso del sistema sanitario? Di che cosa vi meravigliate? Come potete pensare che un infermiere e un oss che hanno in carico decine di persone a testa possano accompagnare tutti in bagno, dar da mangiare a tutti, e contemporaneamente gestire le urgenze, i codici rossi e gialli, somministrare le terapie, fare prelievi, emogas, radiografie a tutti? - racconta -. In un contesto come quello che viviamo, da settimane, è inevitabile che succeda questo e altro».

Nonostante il personale sia «stanco, oberato di lavoro, costretto a turni estenuanti per coprire le malattie di colleghi che magari sono in cpap due piani sopra e tu ti sforzi di non pensare che potresti non rivederli più. E che il prossimo potresti essere tu, o un tuo caro», gli infermieri e gli oss spesso entrano prima ed escono dopo il loro orario per fermarsi a dare da mangiare ai pazienti in modo che i loro colleghi possano occuparsi dei trasporti tra reparti, i medici fanno orari assurdi per supportare i colleghi.

«Ma voi vi indignate. Chiedete inchieste, volete colpevoli.

Dopo tutto questo fioccheranno ancora centinaia di cause, sempre volte a colpire gli unici che in questa situazione ci hanno messo la faccia ed il cuore. Nessuno fa causa alle istituzioni che ci hanno ridotto così, continuiamo a farci del male».

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