Se, come scriveva T.S. Eliot, aprile è il più crudele dei mesi, anche marzo non scherza. Iniziato ieri, si profila davvero duro, in attesa dell'accelerata delle vaccinazioni che dovrebbe scattare chissà quando.
Per ora, siamo ancora appesi a numeri sempre più preoccupanti. E agli anatemi del ministro della Salute Roberto Speranza: «L'epidemia è ancora il nostro principale avversario. E dovremo chiedere ancora ai cittadini, straordinari fino ad oggi, di avere il massimo senso del rigore, del rispetto, dell'attenzione delle norme messe in campo», ha detto il ministro alla conferenza di presentazione del Programma nazionale esiti di Agenas, e precisando poi: «Il virus è insidioso e complicato e non lo si batte con le ordinanze o i dpcm. C'è bisogno di sentire il senso di una sfida collettiva».
L'Italia si scurisce giorno dopo giorno e metà del belpaese rischia di trovarsi in rosso da lunedì prossimo. Il sindaco dell'area metropolitana di Bologna, Virginio Merola, sembra già rassegnato: «Siamo a un passo dalla zona rossa - avverte - Abbiamo preso un provvedimento arancione scuro ma dalla nostra Asl al nostro sistema ospedaliero ci segnalano che la situazione ricoveri sta aumentando in modo notevole e che il peggio deve ancora avvenire. Penso che da qui a venerdì dovremo valutare ulteriori restrizioni». Al contrario nella Basilicata rossa molti sindaci spingono per schiarire i comuni in cui «i casi sono singoli o addirittura zero».
Ma i numeri parlano chiaro: dopo qualche settimana ti plateau la curva dei contagi è tornata a flettersi verso l'alto. Quelli di ieri sono abbastanza interlocutori, essendo riferiti alla domenica, ma registrano comunque 13.114 casi (lunedì scorso erano stati 9.630), con una percentuale rispetto ai tamponi totali del 7,69 per cento, il più alto dell'ultimo mese. E mentre i decessi tornano a salire (246 dopo i 192 di domenica), sono i dati ospedalieri a essere quasi drammatici: in sole ventiquattr'ore i ricoverati sono aumentati di 531 unità e le terapie intensive di 58 unità, l'aumento più pronunciato dal 18 novembre.
Ma sono i dati settimanali che elaboriamo ogni giorno a dirci che molte regioni si avviano a cambiare colore tra pochi giorni. Si prepara a diventare rossa la Lombardia (dove ieri sono diventate arancione scuro le intere province di Brescia e Como e diversi comuni delle province di Cremona, Mantova, Milano e Pavia), che negli ultimi sette giorni ha fatto registrare 25.150 nuovi contagi (con un aumento del 50,17 per cento rispetto alla settimana precedente) vale a dire 250,08 ogni 100mila abitanti. Elevato anche il numero di terapie intensive occupate: 441, il 35,37 per cento di quelli disponibili (il livello di allarme è fissato al 30 per cento). Il suo destino sembra segnato come quello della Campania, che ha avuto 15.197 contagi negli ultimi sette giorni (266,05 ogni 100mila abitanti) e ha il 22,58 per cento dei posti di rianimazione occupato da pazienti Covid. Verso il rosso anche l'Emilia-Romagna, passata in sette giorni da 241,97 a 345,62 contagi ogni 100mila abitanti (terapie intensive al 31,18 per cento). Rischiano di finire in rosso anche l'Abruzzo (249,32 casi ogni 100mila abitanti e il 39,7 per cento di terapie intensive occupate), le Marche (293,98 e 31,8), la Toscana (199,86 e 30,2) e le province autonome di Bolzano (404,02 e 31,0) e Trento (380,07 e 46,7).
Dubbi sul Piemonte, che nell'ultima settimana ha conteggiato 201,82 casi ogni 100mila abitanti e un tasso di occupazione delle terapie intensive Covid del 27,9 per cento. Potrebbero passare dal giallo all'arancione Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Puglia.
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