Firenze. Uccidere a mani nude la propria moglie, mostrarsi sinceramente turbato e vedersi abbonati ben 14 anni di reclusione. Accade a Firenze, dove la Corte d'Appello ha ridotto della metà la pena a Tun Bustos Nay un 32enne birmano-messicano che nel novembre 2018 assassinò una 21enne cinese appena sposata al culmine di una lite all'interno di un ostello di Firenze dove i due stavano trascorrendo la luna di miele. La sentenza risale a settembre, ma solo adesso sono state rese note le motivazioni alla base di uno sconto di pena così importante. «Un uomo realmente turbato e sconvolto dall'azione compiuta - si legge nel dispositivo dei giudici che riconosce le attenuanti all'omicida - che dette l'allarme e non tentò la fuga». In primo grado, l'uomo originario del Myanmar venne condannato a 30 anni di reclusione per il femminicidio, che adesso diventano «appena» sedici. A detta dei magistrati, quindi, il 32enne avrebbe mostrato un pentimento reale, non come quelli che a volte si vedono nelle aule di tribunale. È su questo aspetto, che le toghe hanno incentrato la loro valutazione: «Occorre valorizzare il profilo psicologico del suo comportamento nell'immediatezza del fatto», reazione che «vale molto più di tanti pentimenti e richieste di perdono sbandierate in udienza a distanza di giorni se non mesi», scrivono ancora i magistrati nel motivare la sentenza. L'istanza era stata avanzata dall'avvocato dell'uomo, Francesco Stefani: i giudici di secondo grado hanno così concesso all'uomo le attenuanti generiche, praticamente dimezzando la pena inflitta in primo grado quando l'uomo - con rito abbreviato - il 9 luglio 2020 era stato condannato dal Gup a 30 anni. Secondo la Corte d'Assise d'appello il 32enne, dopo aver strangolato la compagna nel corso di una lite nella camera che occupavano nell'ostello fiorentino, non tentò di scappare pur avendone la possibilità: resosi conto di quanto aveva fatto, si recò subito alla reception per dare l'allarme, poi si sedette sulle scale mettendosi a piangere in attesa dell'arrivo della polizia. Tanto è bastato per vedersi dimezzata la pena.
E dire che l'avvocato aveva provato a far riconoscere anche l'attenuante della provocazione - in base alla quale l'uomo avrebbe commesso il delitto in reazione a presunti continui soprusi ma la Corte ha respinto tale richiesta. Tuttavia, pur soddisfatto per la diminuzione della pena all'omicida, l'avvocato ha annunciato ricorso in Cassazione.
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