"Tante filiere in mano a clan senza scrupoli. Colpiamo i patrimoni"

Intervista al comandante generale della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi

"Tante filiere in mano a clan senza scrupoli. Colpiamo i patrimoni"

Roma - «Un imprenditore che impiega manodopera in dispregio delle norme fiscali e previdenziali va perseguito perché, abbattendo in modo illegale i costi del lavoro, distorce la libera concorrenza, avvantaggiandosi rispetto agli operatori economici onesti»: è il comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giorgio Toschi, a spiegare l'impegno delle Fiamme Gialle nella lotta al contrasto del fenomeno.

Generale, come si sviluppa l'attività della Guardia di Finanza nel contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro?

«La Guardia di Finanza è istituzionalmente deputata a contrastare il lavoro sommerso e tutte le forme di illegalità economico-finanziaria a esso collegate, compreso il caporalato. Su questo fronte, il nostro obiettivo principale è disarticolare, soprattutto sul piano patrimoniale, le organizzazioni criminali che reclutano manodopera in condizioni di sfruttamento. E ciò, in linea con la vocazione sociale del Corpo, anche al fine di salvaguardare il fondamentale diritto al lavoro, da cui non possiamo prescindere se vogliamo favorire una crescita del sistema-Paese che rispetti l'uguaglianza tra le persone e la coesione della comunità».

Qual è l'andamento del fenomeno in Italia?

«Le indagini lasciano trasparire un trend in crescita. Oggi il caporalato non è più confinato alle regioni meridionali ma interessa l'intero territorio nazionale».

A cosa si deve la recrudescenza del caporalato in Italia?

«Soprattutto ai processi migratori di soggetti vulnerabili e facile preda di sfruttatori, all'elevato tasso di disoccupazione in alcune aree del Paese e agli interessi sempre più forti della criminalità organizzata».

Che ruolo svolge il crimine organizzato?

«È attratta dai lucrosi vantaggi del caporalato ed è attivamente coinvolta in tutta la complessa filiera in cui tale reato si sviluppa: dal reclutamento all'estero delle persone da avviare al lavoro nei campi, alla distribuzione della manodopera sul territorio, fino allo sfruttamento vero e proprio dei lavoratori con la completa privazione dei diritti più elementari».

Chi sono le principali vittime dei caporali?

«Le fasce più deboli, che hanno estrema necessità di ottenere un salario, anche minimo, e non possono esercitare appieno i propri diritti. Tra questi, i cittadini extracomunitari in condizione di clandestinità rappresentano sicuramente la categoria più ampia e vulnerabile».

Come giudica gli strumenti di contrasto previsti dalla legge italiana?

«L'Italia si è dotata negli ultimi anni di un quadro normativo all'avanguardia, soprattutto sul fronte

della repressione. Il caporalato consente, infatti, di utilizzare tutti gli strumenti previsti dalla normativa antimafia, ivi compresa la confisca per sproporzione dei beni e il controllo giudiziario delle imprese coinvolte».

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