Roma. La manovra correttiva comincia a mietere le prime «vittime». Domani, infatti, scade il termine per il versamento della ritenuta d'acconto o d'imposta del 21% che gli intermediari immobiliari e i portali online devono effettuare per gli affitti brevi di giugno.
Si tratta di un nuovo obbligo per le locazioni per periodi inferiori a 30 giorni tramite agenzie immobiliari, gestori o piattaforme Internet come Airbnb, HomeAway e simili. Non a caso l'imposta è stata ribattezzata «tassa Airbnb» per disincentivare l'omissione delle dichiarazioni e aumentare il gettito. La stima, infatti, è di 81,3 milioni di maggiori entrate per quest'anno e di 139,3 milioni per ciascuno dei due anni successivi.
L'incasso, però, potrebbe essere più magro delle previsioni. Airbnb e gli altri portali hanno fatto sapere che non procederanno ai versamenti in quanto la comunicazione definitiva dell'Agenzia delle Entrate è arrivata solo nei giorni scorsi e a giugno i portali non hanno provveduto a trattenere l'acconto dalle loro transazioni. Non intendendo sottostare a un esborso il cui recupero dai rispettivi soggetti di imposta non è certo, aspettare serenamente l'accertamento dell'agenzia delle Entrate. Per altro, queste società saranno obbligate da un successivo provvedimento a raccogliere dai proprietari dati anagrafici, durata e importo lordo dei contratti.
La situazione ha provocato polemiche. «Dal primo giugno abbiamo trattenuto gli importi richiesti dalle nuove misure e a breve li verseremo al fisco, ma gli altri?», ha commentato Stefano Bettanin di Property Managers Italia.
«Rendere operativa una norma di questa portata, in solo tre giorni, è il segno di una politica che ha perso ogni contatto reale con cittadini e imprese», è sbottato Paolo Righi, presidente Fiaip (agenti immobiliari) sottolineando che un'intera categoria «sopporterà «costi superiori a 100 milioni per recuperarne forse 83 milioni». Le norme sono incerte, ma i tributi certissimi. Questa, purtroppo, è l'Italia.
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