Il timore del Cavaliere: M5S significa decrescita

Berlusconi preoccupato per le contraddizioni di questo patto tra diversi. Riuscirà la Lega ad arginare le politiche grilline?

Il timore del Cavaliere: M5S significa decrescita

Non è certo la prima volta che Silvio Berlusconi si ritrova all'opposizione. Anzi nel famoso «ventennio berlusconiano», sintesi sbrigativa e volutamente evocativa, numeri alla mano il centrosinistra ha governato più di lui. L'esperienza quindi per stare fuori dalla stanza dei bottoni non gli manca. È vero, però, che quella che si prefigura all'orizzonte è un'opposizione anomala, visto che dentro il governo c'è uno dei contraenti del patto del centrodestra vittorioso alle urne. Contrastare quindi questa «formula inedita e contraddittoria» non sarà facile come in passato.

L'idea di fondo che Berlusconi in queste ha condiviso con i massimi dirigenti di Forza Italia è l'attenzione sulle contraddizioni di questo patto tra diversi. Sarà necessario muoversi con intelligenza, con un rilancio dei temi del centrodestra. Da qui la richiesta di creare vera occupazione e non reddito di cittadinanza; di fare politiche serie per lo sviluppo; di investimenti in infrastrutture da opporre alle velleità antimoderniste dei Cinquestelle. Insomma più Tav, più grandi opere, non scelte antistoriche. Una strategia che possa mettere in difficoltà i grillini e rendere più evidenti le contraddizioni «strutturali» di questa alleanza M5S-Lega.

C'è poi un punto su cui Berlusconi batte molto ed è la preoccupazione che in queste ore gli viene rappresentata da molti imprenditori del Nord e non solo. Protagonisti del mondo economico gli fanno presente che il timone dell'economia è in mano ai Cinquestelle, visto che questi ultimi controllano lo Sviluppo Economico, il Welfare e le Infrastrutture. Riuscirà la Lega a fare da argine alle politiche grilline? «Più che un esecutivo sembra la sede distaccata della Casaleggio Associati», commenta Mariastella Gelmini. Ed è proprio nella qualità del rapporto con le categorie, partite Iva, piccoli industriali, artigiani, agricoltori, che Forza Italia intende investire, facendosi portatrice in Parlamento delle loro istanze. Giovanni Toti, che pure promette una opposizione «senza sconti, ma non certo astiosa», rilancia ad esempio il tema del Titolo V e delle autonomie, insieme a quello delle infrastrutture, temi strategici su cui la Lega è sensibile, M5S molto meno. Toti, però, invita Forza Italia a riflettere su cosa si vuole essere e si chieda se non serva qualcosa di più largo e diverso da un partito tradizionale.

E' chiaro che bisognerà affrontare almeno sei mesi di traversata del deserto, mettere in conto una luna di miele tra le forze di governo e l'elettorato all'insegna di un inevitabile refrain: «Lasciamoli

lavorare». I conti, naturalmente, si faranno sulla lunga distanza. Ma per sopravvivere all'onda populista questa volta sarà necessario fare un lavoro in profondità, di concerto con la classe dirigente azzurra sui territori.

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