Torna l'assalto Ong: "Aprite i porti"

La Alan Kurdi si avvicina mentre la Ocean Viking è bloccata al largo della Libia

Torna l'assalto Ong: "Aprite i porti"

Anche se i leader di Stati membri dell'Unione europea si incontrano per cercare un accordo sulla gestione del fenomeno migratorio, a conti fatti, per loro sembra vigere il detto che «tutte le strade portano a Roma». E in vero l'Italia continua a essere al centro delle richieste da parte delle Ong di autorizzazioni allo sbarco per i migranti caricati a bordo delle loro navi, a cui risponde spalancando i porti mentre altri Paesi ribadiscono il loro no (a parte sporadiche eccezioni come il recente ok da Malta all'attracco di Open Arms con 44 migranti probabilmente perché sono stati soccorsi in zona Sar maltese). L'Italia è anche al centro delle pretese dell'Ue di continuare a essere l'hotspot dell'Africa. E che lo faccia senza far storie. Compito a cui l'Italia da qualche tempo sta attendendo puntualmente visto che continua ad accogliere senza che ci sia più nessuno a battere i pugni e fare la voce grossa pretendendo che anche gli altri paesi dell'Unione europea si assumano le proprie responsabilità in tema di approdi e redistribuzione dei migranti, compresi quelli cosiddetti economici.

Fedele a questa linea politica remissiva all'Ue, il governo giorni fa ha convocato le Ong quale «primo passo ha detto il Viminale per l'avvio di un'interlocuzione diretta tra le parti». Due di queste Organizzazioni non governative, Sos Mediterranée e Medici senza frontiere, in mare sulla Ocean Viking con 104 migranti a bordo, tra cui due donne incinte e 41 bambini e ragazzi sotto i 18 anni (i più piccoli hanno due e undici mesi), hanno chiesto un porto sicuro all'Italia. E rivolgendosi a un'ampia coalizione di Stati europei hanno chiesto di «facilitare urgentemente l'assegnazione di un porto» e «avviare finalmente un meccanismo di sbarco prevedibile e coordinato, come discusso a inizio ottobre durante il vertice di Lussemburgo».

L'intervento in mare della Ocean Viking è avvenuto il 18 ottobre scorso al largo della Libia. «Negli ultimi quattro mesi, diversi leader europei si sono incontrati in tre occasioni (a Parigi, Malta e Lussemburgo) mostrando la volontà di definire un meccanismo temporaneo di sbarco e distribuzione delle persone che vengono soccorse nel Mediterraneo centrale ha detto Louise Guillaumat, vicedirettore delle operazioni di Sos Mediterranèe -. Eppure ancora oggi 104 naufraghi vengono lasciati in un limbo sul ponte di una nave di soccorso, senza una soluzione in vista per lo sbarco, aggiungendo ulteriore sofferenza dopo la situazione di pericolo vissuta in mare. L'Europa può e deve mostrare più solidarietà verso gli Stati costieri in prima linea». E Michael Fark, capomissione di Medici senza frontiere, rincara: «Chiediamo con forza ai leader europei di essere all'altezza dei propri principi e consentire ai naufraghi di sbarcare».

La Ocean Viking non è la sola nave Ong in attesa dell'autorizzazione ad attraccare in un porto sicuro europeo. C'è anche la Alan Kurdi di Sea Eye che, mentre prendeva a bordo 92 migranti a Nord ovest di Zuara, è entrata in contrasto con la guardia costiera libica che, come ha denunciato la Ong, ha aperto il fuoco.

«C'è un'altra nave delle Ong, la Alan Kurdi con 109 persone a bordo ha scritto l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini - provate a immaginare dove proveranno ad attraccare. E certo che se il ministero dell'Interno invece di convocare poliziotti, militari e carabinieri riceve gli esponenti Ong, mi pare chiaro ed evidente che il punto di approdo sarà quello lì».

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