Medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri. Tutti in prima linea per far fronte alle abnormi richieste di cure. Ma ci sono altre due categorie che, forse più silenziosamente, stanno facendo l'impossibile per stare vicino ai pazienti. Gli psicologi e gli ingeneri clinici.
I primi hanno appena ottenuto dal Governo l'ok a nuove assunzioni. E mai come in questo momento è importante rafforzare i ranghi per dare supporto alle persone spaventate dall'emergenza, ai pazienti terrorizzati dal virus e ai sanitari in corsia, stressati come mai in passato.
I secondi, gli ingegneri clinici, sono i registi occulti grazie a cui è possibile gestire l'emergenza. Sono quelli che montano e smontano le terapie intensive, che vanno a ripescare dai magazzini i monitor non utilizzati e riadattano i server alle esigenze del momento. Se giornalmente le Regioni e la Protezione civile annunciano nuovi posti di rianimazione, è grazie al loro lavoro. Ma è proprio l'associazione che li rappresenta a richiamare l'attenzione sulle problematiche di approvvigionamento tecnologico, che potrebbero aggiungersi alle altre criticità di questo periodo.
«Come professionisti stiamo contribuendo senza limiti di tempo e di impegno all'enorme sforzo che sta svolgendo il nostro Paese per fronteggiare la situazione creatasi con la diffusione del coronavirus - spiega Lorenzo Leogrande, presidente Aiic -. La criticità attuale porta gli ingegneri clinici di tutta Italia, ad offrire in questi giorni il massimo contributo per assicurare la possibilità di allestire nuove postazioni di terapia intensiva, rispondendo alle direzioni sanitarie, alle unità di crisi, agli specialisti clinici impegnati in prima linea.
Nel concreto come stanno operando gli ingegneri clinici per rispondere alle richieste di tecnologie utili a salvare vite e a gestire i pazienti critici? «Riceviamo quotidianamente i resoconti dei colleghi che operano sul campo in situazioni molto diversificate - precisa Leogrande - L'evoluzione della patologia, sia per tipologia di malato che per numerosità, ha costretto i colleghi in prima linea a mostrare la massima capacità di reazione a situazioni che evolvono e si modificano quotidianamente. La conoscenza diretta del parco macchine, la sua corretta gestione e manutenzione, la disponibilità di sistemi di back up ha consentito il riutilizzo di tutta una serie di strumentazioni volutamente ritirate nei depositi, in particolare per quanto riguarda le apparecchiature delle sale operatorie, delle terapie intensive e delle aree critiche in generale.
La stretta collaborazione tra ingegnerie cliniche ed anestesisti ha consentito inoltre l'adattamento in combinazione delle tecnologie presenti in sostituzione di sistemi più complessi coerentemente con il livello di severità delle condizioni dei pazienti». In Lombardia e Emilia Romagna è presente un Servizio di Ingegneria Clinica all'interno di ciascun ospedale.
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